La tavola rotonda del 9 giugno è stata organizzata in collaborazione con

          

Le relazioni - 33

Tanti interventi, ma la sintesi non è difficile

di Manlio Cammarata* - 08.06.05
 

Alla vigilia della tavola rotonda che conclude questa fase della discussione mi sembra utile tentare una sintesi dei contributi giunti fino a oggi.
Più di trenta relazioni in un mese sono molte. Gli argomenti, a prima vista, eterogenei e con approcci differenti (ma sempre di alto livello). Il tutto può disorientare il lettore, ma non è difficile identificare pochi temi dominanti che, come vedremo tra poco, convergono verso un solo quadro d'insieme.

Senza dubbio il campo che suscita maggiore interesse è quello della proprietà intellettuale, nelle sue articolazioni che riguardano la brevettabilità del software, i diritti degli utenti minacciati dai sistemi di  Digital Rights Management, l'open source (si vedano i testi di Monti, Giustozzi, Ricci, Fornari, Picca, Berretti, Palmieri, Galeotti, Piana, Coliva e la voce controcorrente di Scorza).

Si tratta, con ogni probabilità, del problema-chiave degli anni a venire. In una società che, come ci informano fino alla noia esperti di ogni genere, è sempre più basata sulle informazioni e sulla conoscenza, le informazioni non possono essere gratis, perché altrimenti alla società viene a mancare il carburante che ne rende possibile il funzionamento. Su questo non ci sono dubbi. Come non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che queste risorse devono essere raccolte e distribuite secondo i meccanismi della stessa società dell'informazione, non con criteri che risalgono ai secoli passati, quando la diffusione della conoscenza era inscindibilmente legata ai supporti materiali e alla loro lenta e costosa circolazione.

Ma questa idea, che pure sembra tanto semplice, non riesce a farsi strada. Non è stato capita in primo luogo da gestori dei diritti, vale a dire dalle grandi imprese che distribuiscono i contenuti e dalle organizzazioni che ne raccolgono i proventi. Sembra che l'utilizzo abusivo sia il problema cardine: non ci si preoccupa di come distribuire i contenuti e raccogliere i corrispettivi, ma di chi - in assenza di un sistema accettabile di acquisizione e pagamento - prende "a sbafo" i contenuti, con i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione. Duole vedere come i politici, i legislatori, si facciano passivi esecutori di questa tendenza insensata.

Tanto più insensata quando i sistemi di DRM "proteggono" idee o contenuti che dovrebbero essere a disposizione di tutti, causando non pochi problemi ai legittimi acquirenti (vedi ancora Monti e Coliva). Mentre l'utente "abusivo" sa benissimo come abbattere le difese (Giustozzi).
In tutto questo emerge ancora in tutta la sua gravità il problema degli aspetti penali per atti illeciti commessi on line (Minotti): l'internet-fobia è ancora un male diffuso e trova la sua espressione nella pessima qualità della normativa degli ultimi anni e di quella ancora in preparazione.

Corollario inevitabile di questa politica è l'azione delle forze dell'ordine, che dovrebbero essere l'ultimo anello della catena delle difese, ma sono state trasformate in un esercito a protezione di interessi privati e sono ancora lontane da tecniche investigative adeguate (e non solo per la "pirateria", si vedano le continue e indiscriminate azioni "a tappeto" contro presunti e quasi sempre innocenti pedofili).

Il secondo tema che sembra interessare i nostri relatori è quello del  documento informatico, con le questioni delle firme elettroniche e i corollari della trasmissione dei documenti, del processo telematico dell'amministrazione digitale e via elencando. Il tutto inquadrato in una normativa sempre più confusa e imprecisa (Ricchiuto, Buonomo, Giustozzi, Neirotti, Minerva).
Ma in questo campo dobbiamo rilevare un deciso progresso nelle analisi delle norme, per quanto riguarda il loro posto nell'ordinamento e in relazione alle opportunità della tecnologia: si incomincia a discutere seriamente di come il diritto debba coniugarsi alle ICT e c'è da sperare che di questa dottrina finalmente matura tenga conto il legislatore nell'annunciata revisione del Codice dell'amministrazione digitale.

Ecco poi il campo della protezione dei dati personali, con i problemi sempre aperti di una normativa che, a più di otto anni dalla sua prima emanazione, non riesce ancora a far emergere la sostanza della tutela dalla invasività  di una pletora di disposizioni a tutti i livelli (Ricchiuto, Liguori, Fornari).
Il futuro si presenta a tinte sempre più fosche: è dell'altro ieri la notizia che negli USA si vogliono rendere ancora più invasive della sfera privata le tecniche di difesa dal terrorismo. Tecniche che non conoscono confini e violano il diritto alla riservatezza anche dei cittadini europei, nell'impossibilità di reagire (o nella sostanziale, complice inerzia?) delle competenti autorità.

Infine, ma non ultimo, emerge il disegno complessivo della società dell'informazione, negli aspetti che più direttamente influiscono e influiranno sui diritti di noi cittadini. E' il tema centrale del forum, ancora da sviluppare a fondo sotto molti punti di vista. Ma un quadro abbastanza chiaro - e non incoraggiante - emerge da diverse relazioni (Prosperetti, Fornari, Picca, Livraghi, Silvi, Di Giorgi, Berretti). Con preoccupazioni che riguardano anche il mondo della scuola e dell'università, che non riescono a dare ai giovani una formazione adeguata al futuro che li aspetta (Maccarone, Costanzo, Pillon).

Mi accorgo di aver citato più di una volta alcuni autori (e mi scuso con quelli che non ho nominato nel filo del discorso), perché sono proprio gli interventi più "trasversali" quelli che indicano con maggiore chiarezza i nodi da sciogliere. I problemi della gestione dei diritti digitali si intrecciano pesantemente con quelli della della tutela della riservatezza, del mercato delle telecomunicazioni e dell'accesso alla conoscenza (su questi ultimi due punti erano stati annunciate relazioni che non sono arrivate in tempo utile - ma il forum non si chiude qui).
Senza dimenticare, per chiudere il cerchio, che le tecniche di DRM presentano collegamenti non secondari con le questioni relative alle firme elettroniche. Che spesso "firme" non sono, ma veri e propri sigilli applicati ai contenuti.

Ce n'è abbastanza per animare riflessioni molto più ampie di quelle che potremo fare nella tavola rotonda di domani, ma l'importante è esaminare i dettagli senza perdere di vista il quadro generale e senza smarrire quel senso critico e quell'indipendenza di giudizio che hanno fatto della nostra rivista il punto di riferimento per il diritto delle tecnologie nel nostro Paese.

E qui viene spontaneo un "grazie" sincero, tutt'altro che rituale, non solo a chi ha contribuito a questo forum, ma ai tanti che nel corso di dieci anni si sono impegnati dalle pagine di InterLex ad approfondire i temi e a diffondere la conoscenza del diritto del tecnologie. Che poi, nella società dell'informazione, è sempre più "il Diritto", senza specificazioni e con la "D" maiuscola.
 

* Giornalista e consulente in diritto e comunicazione

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