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Le relazioni - 2

DRM: l'inaccettabile limitazione dei diritti dell'utente

di Andrea Monti* - 12.05.05
 
La crociata contro la duplicazione abusiva scatenata dalle major dell'IT e dell'audiovisivo contro chi sviluppa applicazioni e servizi "fuori dal coro" - dai DVD player per Linux alla diffusione di informazioni sulle vulnerabilità dei sistemi - acquisisce nuovi adepti fra i produttori di hardware. Nello stesso tempo, nuove strategie di sviluppo del software "ispirate" dalle pubbliche autorità per esigenze di sicurezza e prevenzione dei reati, spingono alla creazione di applicazioni che limitano le possibilità di utilizzo da parte degli utenti.

Non è certo una novità "l'arruolamento" di HP nell'esercito dei "difensori del copyright".  Formalizzato l'otto gennaio 2004 al Consumer Electronic Show di Las Vegas con l'annuncio[i] dell'inserimento generalizzato di sistemi di Digital Right Management (DRM) in ogni prodotto al fine di limitare le possibilità di duplicazione.  Come, purtroppo, non ha scandalizzato più di tanto un messaggio[ii] pubblicato nel forum Adobe degli utenti di Photoshop il7 gennaio 2004, che denunciava come la casa produttrice del noto software, su richiesta delle autorità bancarie, lo avesse dotato di una funzionalità non dichiarata in grado di impedire la digitalizzazione delle banconote americane.

Se la questione rimanesse limitata al (nemmeno poi tanto) ristretto ambito degli acquirenti di un programma professionale o di qualche masterizzatore, avrebbe un'importanza tutto sommato relativa.  Ma in realtà la posta in gioco è molto più alta per la pericolosità intrinseca di questa tendenza che ha già cominciato a manifestarsi, per esempio, nella telefonia cellulare (come sanno, ad esempio, i "fortunati" possessori del V800 Sony Ericsson).

E' evidente, infatti, che sarebbe privo di senso incorporare sistemi di protezione nel hardware se poi questi possono essere disattivati con un software che non si interfaccia con questi sistemi di protezione (penso, ad esempio, a DVD player "dezonati" o a quelle utility che "ingannano" le protezioni hardware).  La conseguenza è che per garantire un'effettiva tutela tramite i sistemi DRM le periferiche in questione e - perché no - gli stessi computer, dovrebbero rifiutarsi di funzionare con applicazioni che non li implementano (i DRM). Questo risultato sarebbe impossibile da ottenere con una legge, mentre sarebbe molto più semplice raggiungere lo scopo con un "banale" accordo commerciale.

E' abbastanza chiaro, in definitiva, che si sta estendendo anche ad ambiti diversi da quello originari il concetto comunque inaccettabile di limitazione dei diritti dell'utente per tutelare "interessi superiori" aggrediti da "minacce virtuali" (nel senso che non esistono realmente) o artatamente "tenute in piedi" (come si evince dalle lucide analisi di Michael Chricton in State of Fear e di Bruce Schneier in Beyond Fear).

La storia e la memoria, come sempre, sono le armi più potenti della ragion critica: ancora una volta, ad aprire la strada al pregiudizio per gli utenti, fu la asserita necessità di tutelare il diritto d'autore.  E dunque con questa scusa vennero inventati i blocchi ai DVD e ai giochi per consolle. Poi è stata ottenuta l'imposizione di un aumento del prezzo dei supporti vergini (a prescindere dalla loro destinazione) per "pagare i danni" derivanti dalla copia privata.   Poi ancora - e il raggio di azione comincia a estendersi - sono state introdotte le "chiavi di attivazione" a distanza per controllare il numero delle installazioni di software e, ora, vengono imposte le limitazioni funzionali delle applicazioni.

Passato, grazie a un parziale modo di vedere il diritto d'autore, il concetto che si può far pagare a tutti il comportamento scorretto dei pochi, la mossa successiva è stato applicare il ragionamento anche allo sviluppo di software.  E dunque, si è detto, siccome alcuni usano Photoshop per fabbricare monete false, allora impediamo a tutti - indiscriminatamente - di usare il programma per digitalizzare banconote.

Tutto questo è frutto di una malintesa, inaccettabile e purtroppo molto di moda "filosofia della prevenzione" che, nei fatti, trasforma ciascuno di noi in un potenziale delinquente e quindi richiede che le nostre azioni vengano preventivamente limitate e, dunque, controllate.  Non è difficile immaginare dove si potrebbe arrivare con questi presupposti.  I word processor possono essere utilizzati per scrivere volantini e rivendicazioni, e questo non deve essere consentito.  I programmi per la posta elettronica consentono ai criminali di scambiarsi informazioni, e dunque ne deve essere preventivamente controllato l'impiego. Per fare tutto questo è necessario impedire la modificabilità indiscriminata del software e, per converso,  limitare o vietare la diffusione di modalità di sviluppo che non consentono l'applicazione di queste forme di controllo. 

Un altro rintocco di campana a morto per la libertà di manifestazione del pensiero.

(Vedi anche I meccanismi di DRM non funzionano e non funzioneranno mai di Corrado Giustozzi)

[i] Il comunicato stampa si intitola HP Announces Digital Entertainment Strategy with New Products and Partnerships Across Music, TV and Movies ed è reperibile all'indirizzo: http://www.hp.com/hpinfo/newsroom/press/2004/040108a.html 
Il punto in dicussione si intitola  Protecting intellectual property e dice:
As part of its overall digital entertainment strategy, HP is taking a strong stance on protecting the intellectual property of artists and creators of content. Starting today, HP is stepping up its commitment to building, acquiring or licensing the best content protection technologies for HP devices that will set secure copyrights without sacrificing great consumer experiences - and will strive to build every one of its consumer devices to respect digital rights.
For example, HP will build support for a technology called Broadcast Flag into its TVs, media hubs and Media Center PCs in products rolled out after June. The Broadcast Flag signals that the content must be protected and cannot be shared indiscriminately over the Internet. The technology does not prevent consumers from making multiple copies of digital content and sharing it within a home network or storing it on physical media such as DVDs.

[ii] Questo è il testo del messaggio, pubblicato su http://www.adobeforums.com/cgi-bin/webx?13@215.1oTzbbQUVVh.0@.2ccf3d27,  caso mai dovessero esserci difficoltà nel ritrovarlo.
No Wonder Photoshop CS Seems Slow - It's Analyzing Images For Content!
Brian NoSpam - 10:02am Jan 7, 2004 Pacific
We received a TIFF image from a customer, of a $20 bill. The image does  not violate any laws regarding reproduction of currency (it's not even  close to actual-size, and it's not a "flat" portrayal - it's wavy, as if  it's fluttering in the wind. Nor is it real-color.
However, Photoshop CS refuses to open the image, and provides an error  message regarding the (il)legality of currency reproduction and an "information" button that takes you to the web. (Photoshop 7, of course, has no such qualms).
What the hell is this? In my book this is completely unacceptable - Photoshop is an image editor, not a censor, government policy enforcer or anything else.
Adobe, you've got some explaining to do.
Brian
La notizia è stata ripresa da Slashdot e confermata da un articolo del Washington Post.
 

 * Avvocato in Pescara - Presidente di ALCEI - Professore a contratto di Teoria dei sistemi informatici applicati alla didattica del diritto presso il SSIS dell'Università di Chieti.

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