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Le relazioni - 29

I diritti dei ragazzi nella società dell'informazione

di Sergio Pillon* - 08.06.05
 
Nell'intervento di dieci anni fa pensai ad una società "vulnerabile" ai nuovi reati informatici e paragonavo Internet al nuovo West, una terra di conquista e di speranze, dove sono arrivati i cercatori d'oro (pochissimi lo hanno trovato davvero, come nel West), poi sono arrivati i giocatori d'azzardo, le prostitute, le banche, i fuorilegge sono diventati sceriffi (oggi chi è Pat Garret e chi è Billy the Kid?).
Ripenso all'esordio del Web anni fa, avevo sulle ginocchia un bambinetto di pochi anni anni, oggi ho un sedicenne con un PC con il quale ha appena finito il montaggio di un "corto" per la scuola che verrà trasmesso da RAI SAT..Chi lo protegge dalla società dell'informazione? Quali sono i suoi diritti? Chi lo forma ai suoi doveri?

Non penso che la Polizia di Stato, i Carabinieri, la GdF possano fare molto per proteggerlo quando è on line, basta vedere ogni quanti giorni deve reinstallare qualche componente indispensabile del sistema operativo per risolvere i problemi che qualcuno gli ha creato con "giochetti", trojan, scherzi vari. Oramai tra di loro sono perfettamente in grado di scrivere codice "malevolo" e scambiarselo per scherzo o per dispetto.

Perché fanno della cose così stupide e potenzialmente dannose? Lo fanno perché sono criminali? E non solo questo fanno, pornografia, di ogni genere, chiedete ad un giornalaio romano sei i ragazzini si comprano una rivista pornografica, come facevamo noi di nascosto alla loro età.
La risposta è "pochissimi dotto'", certamente la scaricano on line, porno pesanti, sofisticati francamente disgustosi. Volete proteggerli dal telegiornale, dai film con il bollino rosso giallo o verde? Ma se vanno su ogrish.com vedranno cose impressionanti, che io non ho mai visto in trent'anni di professione medica.

Gli abbiamo insegnato i dieci comandamenti, hanno fatto il catechismo, educazione civica, ma né il catechismo, né l'educazione civica contengono le parole peer to peer o file sharing e d'altronde neanche i grandi giuristi sono d'accordo se sia o no reato se un amico mi passa una canzone.

Torno così al titolo dell'articolo, i DIRITTI dei ragazzi, e magari vi sembra un ritorno strano, perché ho parlato fino ad ora dei reati dei ragazzi. I ragazzi hanno il DIRITTO di essere formati, non sono MALEDUCATI informaticamente parlando, sono INEDUCATI, il diritto alla formazione è un diritto che gli è stato negato, perché non è dalla scuola (e peggio ancora dagli insegnanti di informatica) che queste cose dovrebbero venire fuori, ma dalle famiglie, dai catechisti, dagli insegnanti di lettere e di matematica, dagli istruttori sportivi, insomma da tutte le figure di riferimento che viene la loro formazione morale e quella di buon cittadino. Il DIRITTO ad essere formati all'etica della rete è uno dei principali diritti negati dei ragazzi dell'informatica.

RAI, ministeri, non sarà ora di fare un "non è mai troppo tardi" dell'informatica? (vi ricordate il maestro Alberto Manzi? Mi candido al suo posto, anche se ci vedo meglio un Giancarlo Livraghi).
Non servirà tanto per insegnare ad usare il PC ma per insegnare l'etica della rete, mettiamoci un signore con la tonaca a parlare del bello di un mezzo dietro al quale i ricco ed il povero sono uguali, un signore con le mostrine a spiegare che non è un gioco leggere la posta elettronica di un altro, una zitella con il righello in mano a spiegare che peer to peer non significa "pari da scrutare" come dice il traduttore di Google, ma anche che non esiste il pasto gratis, neppure su Internet!

Concludo questa piccola provocazione, ho trattato a volo d'uccello un tema che considero chiave ed alla base di molte delle chiacchiere sull'Internet di oggi: L'Internet generation nei prossimi tre anni sarà al voto. continuate a dire loro i doveri e negategli il diritto alla formazione sul giusto e sullo sbagliato della Rete, negategli gli strumenti per capire. Non vi basteranno tutte le tecnologie o le polizie del mondo per fermarli!
 

* Medico, direttore Dipartimento comunicazioni del CIRM, responsabile telemedicina del Programma nazionale ricerche in Antartide e A.O. San Camillo-Forlanini, Roma

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