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 Telecomunicazioni

Una truffa nell'offerta convenienza?
La bolletta rivela il danno e la beffa
di Manlio Cammarata - 04.06.98

Altro che promozione! Gli sconti offerti da Telecom Italia sulle connessioni agli Internet provider non solo per molti abbonati non presentano la "convenienza" reclamizzata, ma in qualche caso costituiscono un danno.

Riassumiamo i fatti. Con il decreto del 28 febbraio 1997 il Ministero (a quel tempo ancora "delle poste e telecomunicazioni") introduce le "Tariffe promozionali per comunicazioni verso fornitori di servizi della rete Internet", con un meccanismo congegnato in modo tale da provocare una sollevazione dei provider, sui quali viene di fatto scaricato l'onere della "sperimentazione".
Preso atto della protesta, il Ministero sospende le disposizioni del 28 febbraio con il
decreto del 16 maggio 1997, rimandando la "promozione" di qualche mese.
Questa viene finalmente avviata con il
comunicato stampa del 28 ottobre, in seguito al quale Telecom Italia annuncia a fine anno le tanto attese agevolazioni. Che, cifre alla mano, rivelano una "convenienza" molto limitata, tanto da rasentare la presa in giro. Infatti La beffa degli sconti per Internet è il titolo di apertura di InterLex del 5 febbraio scorso, nel quale si fanno due conti per dimostrare come le agevolazioni siano tali solo per pochi utenti.

Bastano poche settimane per scoprire il primo trucco della "Formula Internet", relativa ai collegamenti in teleselezione: essendo riservata agli abbonati che non hanno un provider nel proprio settore telefonico, e dato che piccoli provider sono presenti ormai quasi dappertutto, per l'utente non è possibile il collegamento a tariffa ridotta a un fornitore "professionale" quando nel settore è presente un operatore poco efficiente (vedi La voce della Rete - 10.03.98).

Poi, con le bollette contenenti gli addebiti relativi al primo periodo di applicazione degli sconti, nasce il sospetto che un "artifizio" tecnico determini l'addebito a tariffa piena anche quando è stato richiesto e accordato lo sconto (vedi La voce della Rete - 16.05.98).
Ora, come si può leggere nell'
articolo di Claudia Rocchini in questo stesso numero, il sospetto è diventato certezza, grazie anche alla conferma ufficiosa di Telecom Italia (che si è ben guardata dal rispondere alla nostra segnalazione e alla successiva richiesta di chiarimenti avanzata per telefono all'ufficio stampa).

La sostanza è questa: lo sconto viene applicato solo sulle connessioni al numero per il quale è stata richiesta l'agevolazione, e non su quelle che il sistema di ricerca automatica dirotta sugli altri numeri collegati. Sicché l'utente, convinto di pagare la tariffa scontata, paga invece l'intero, e dopo aver pagato anche il contributo di attivazione e il canone mensile richiesti per lo sconto!

Ormai siamo ben oltre la beffa. Infatti, se esaminiamo la questione dal punto di vista legale, troviamo che:
a) la mancata applicazione dello sconto nel caso della prima linea occupata - non dichiarata nell'offerta - costituisce senza dubbio un artifizio, con il quale
b) l'utente viene indotto in errore, perché ritiene di pagare la tariffa scontata, mentre in realtà gli viene applicata la tariffa piena;
c) da ciò deriva un ingiusto profitto per la Telecom e un danno per l'abbonato.

Ora apriamo il codice penale e leggiamo:
Art. 640. (Truffa). Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire centomila a lire due milioni.

Come spiega Daniele Coliva nell'articolo Gli elementi dell'illecito penale, il magistrato eventualmente chiamato in causa da un utente (il reato è punibile a querela di parte) dovrebbe accertare l'esistenza del dolo, cioè della volontà di Telecom di commettere l'illecito, ma questa eventualità appare veramente eccessiva. Resta il fatto che gli abbonati hanno tutte le ragioni per sentirsi truffati.

Attenzione ai prossimi sconti!

Al di là delle implicazioni legali delle "offerte speciali" di Telecom Italia, è l'intero sistema dei costi di Internet in Italia che deve essere rivisto. Come ho già scritto qualche settimana fa, non è una questione di sconti, ma di diritti. E' necessaria una seria politica di promozione di Internet, anche nella prospettiva del commercio elettronico e del telelavoro.
Nulla, per il momento, fa pensare che si voglia intraprendere una strada nuova. Anzi, le più recenti iniziative del "monopolista uscente" sono sulla linea di quelle che conosciamo, cioè delle prese in giro.

Per esempio, è stata finalmente presentata una "agevolazione" per le utenze professionali (quelle precedenti erano riservate alle utenze domestiche). Si chiama Formula 5 e prevede lo sconto del 15 per cento su cinque numeri, urbani o interurbani, a scelta dell'abbonato. Il 15 per cento, soprattutto per le chiamate interurbane, è uno sconto ridicolo. E viene accordato dietro pagamento di un "contributo di attivazione" di 10.000 lire (più IVA) e di un canone mensile di 7.000 lire per ogni linea normale e di 12.500 lire per ogni linea ISDN, sempre IVA esclusa. Valgono tutte le considerazioni espresse per le altre "formule": la convenienza è molto limitata. Resta poi il dubbio (che Telecom dovrebbe cortesemente chiarire) se l'espressione "per ogni linea" comporti di fatto un canone di 25.000 lire, perché con l'ISDN le linee sono due. Ma quale ragione tecnica giustifica il maggior canone richiesto per l'ISDN, rispetto alla linea tradizionale, anche per le altre offerte?

A proposito di ISDN, è in corso una promozione per convincere il pubblico a passare alla "superlinea". Nell'annuncio si dice testualmente: "Per quanto riguarda Internet, potrai collegarti con un provider ISDN fino alla formidabile velocità di 128 Kbit al secondo. Un modem ISDN è, infatti, fino a otto volte più rapido di quelli su linee tradizionali: ma poiché su una superlinea ISDN gli scatti non costano neanche una lira in più, otterrai quello che vuoi in meno tempo e risparmiando".
Peccato che un modem ISDN non sia "fino" a otto volte più rapido di un modem normale: in realtà, poiché la banda ISDN è fissa a 64 (usando una linea) o 128 kbps (usando le due linee), la velocità effettiva è più elevata di "almeno" due o, rispettivamente, quattro volte circa quella nominale offerta dai più diffusi modem analogici a 33,6 kbps. Ma siccome le connessioni analogiche avvengono spesso a velocità più basse di quelle nominali, un modem ISDN arriva "fino a X volte" la velocità di un modem tradizionale. A parte l'imprecisione tecnica, nell'annuncio c'è un'affermazione che può trarre in inganno il consumatore: infatti a 128 kbps non è vero che l'interconnessione non costa "neanche una lira in più", costa esattamente il doppio. E' o non è "pubblicità ingannevole"?

Per finire, una notizia degli ultimi giorni riguarda l'imminente calo delle tariffe della teleselezione e una nuova revisione della suddivisione del territorio. Il Sole 24 Ore del 29 maggio riferisce le affermazioni del sottosegretario Lauria, secondo il quale dalle attuali 1.500 aree di dimensioni piuttosto ridotte si dovrebbe arrivare a una struttura simile a quella della Germania (140 aree) o della Francia (dove le aree sono definite su una base di un'utenza di 150mila unità e comprendono anche le zone confinanti).
I conti non tornano. A parte il fatto che i criteri di suddivisione del territorio in Germania e Francia sono molto diversi, e si può quindi scegliere il modello tedesco o quello francese, ma non tutti e due, a noi risulta che le aree in Italia sono 696. Questo ha affermato Telecom all'inizio dell'anno, presentando come un regalo all'utenza l'accorpamento dei precedenti 1.399 settori telefonici. Peccato che, con il nuovo assetto, gli abbonati "distrettuali" di un tempo (i numeri che iniziano con il "9"), che pagavano una tariffa di poco superiore alla TUT, ora si trovino a chiamare il capoluogo in teleselezione, e per di più, in molti casi, nella seconda fascia, quella oltre 15 chilometri. E questo grazie a un altro "artifizio": la distanza è calcolata tra i centri di settore, sicché quando il settore è grande, come nel caso di Roma, la distanza è sempre superiore ai 15 chilometri. In cifre,si tratta di 229 lire al minuto nella fascia oraria alta, cioè circa 5,5 volte la TUT, che è pari a circa 41,5 lire al minuto, IVA compresa.

Una mazzata. Ma, nella lettera inviata insieme alla prima bolletta del '98, il monopolista uscente informava il "Gentile Cliente" che "grazie a questo intervento, alcune chiamate che prima erano soggette a tariffa interurbana ora sono considerate urbane".

Chi ci salverà dal prossimo "calo" delle tariffe?