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Attualità

Quando il disabile non ha la larga banda

10.06.04

 
Riceviamo con una certa frequenza segnalazioni e richieste di chiarimenti sulla diffusione dei servizi a larga banda in zone più o meno marginali della Penisola. In diversi casi i messaggi provengono da persone colpite da disabilità, che potrebbero ricevere un aiuto importante dalla disponibilità di un accesso ADSL, ma non possono averlo perché risiedono in località non servite o non possono permetterselo, visto il livello miserabile delle pensioni di invalidità.

Il problema si trascina da troppo tempo (vedi, fra l'altro, le interviste a Francesco Chirichigno e a Paolo Nuti). Al di là delle cifre ufficiali, non è facile capire quale sia esattamente la situazione nei centri minori, perché l'effettiva attivazione del servizio avviene in diversi casi al di fuori dell'estensione programmata della rete e in località che sembrano poco interessanti per il business di Telecom Italia. Mentre in zone con insediamenti produttivi che farebbero intuire una redditività del servizio, le connessioni ADSL si fanno attendere.
Non è il caso di ripetere ancora una volta i motivi di ordine generale per cui lo Stato dovrebbe investire nella larga banda (ora sembra che il Palazzo abbia finalmente deciso di intervenire, soprattutto nel Mezzogiorno), ma il caso dei disabili che non possono permettersi l'ADSL per motivi di costo richiede un'attenzione particolare. Ne avevamo parlato alla fine dell'anno scorso (vedi Tecnologie e disabilità: si deve fare di più) e ora torniamo a richiamare su questo punto l'attenzione dei ministri competenti, oltre che dei fornitori dei servizi di rete.

Speriamo in una convincente risposta.

(M. C.)

 

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