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Giovani autori e vecchi editori
30.11.01

Ancora uno strascico della recensione di due raccolte di saggi sul diritto delle tecnologie, pubblicata il 25 ottobre scorso. Dopo Lo sfogo di uno studente "alienato" era giunta la prima risposta di uno degli autori, che ora torna alla carica con un messaggio singolare. Questo:

Gentile dottor Cammarata,
grazie per aver pubblicato la mia risposta. E' stato molto gentile.
Mi permetto di farle notare, però, che il titolo che lei ha estrapolato dal contesto della mia lettera ("Molti degli autori di quei libri sono giovani") non corrisponde al contenuto della lettera.
Quel titolo potrebbe dare l'impressione che gli autori siano dei giovani con poca esperienza. Al contrario. La maggior parte sono professori universitari, ricercatori, magistrati, avvocati. Solo alcuni sono giovani (come me). Forse ingenuamente, ho voluto dare enfasi a quest'ultima circostanza perchè è, in parte, una novità.
Capisco le esigenze giornalistiche, ma alcuni autori potrebbero imputare a me quell'espressione e risentirsi.
Le chiedo, per favore, di modificare il titolo della mia lettera.
I miei migliori saluti
Stefano Lombrassa

C'è qualcosa che non funziona: scrive Lombrassa che molti autori sono giovani, anzi no, però bisogna dare enfasi alla circostanza... Ma è proprio per dare enfasi che si sceglie un titolo. O no? E comunque un titolo non si cambia, piuttosto si dà spazio alla precisazione di chi ritiene di essere stato frainteso.
Però, a ben guardare, il problema non è nell'età degli autori dei libri: ci possono essere giovani studiosi preparatissimi e meno giovani cattedratici che continuano a ripetere vecchie solfe ormai superate.

Il fatto è che quando un lettore entra in libreria per acquistare una raccolta di saggi su una materia in continua evoluzione, non glie ne importa nulla della data di nascita degli autori: si basa sulla serietà degli editori o sulla notorietà dei curatori o dei responsabili delle collane, oltre che su qualche vaga impressione che può ricavare sfogliando i volumi. Volumi che, fra l'altro, costano un occhio della testa.
Dunque il nodo è, come si suol dire "a monte", nelle scelte degli editori. Che in genere hanno consulenti di grande esperienza per le materie tradizionali, ma brancolano nel buio quando si tratta di metter mano a settori in rapido sviluppo, nei quali loro stessi si muovono a disagio.
Con le conseguenze che tutti possono verificare.

(M. C.)