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 Pubblica amministrazione e open source

"Soggezione informatica dello Stato italiano alla Microsoft"
Non è una campagna contro, è una campagna per
02.11.2000

Credevamo di raccogliere qualche decina di firme  per la lettera aperta, invece ne sono arrivate più di mille in due settimane e l'iniziativa ha avuto una vasta eco sulla Rete e sulla stampa di informazione.
Dunque si impongono alcune considerazioni.

Prima di tutto è necessario ricordare che InterLex ha dato voce a due iniziative diverse. La prima, in ordine di tempo, è l'intervento di ALCEI al Forum per la società dell'informazione (giugno '99) nel quale il problema era posto con molta chiarezza. La seconda è la lettera aperta scritta proprio all'interno della pubblica amministrazione.

Dato a Cesare quel che è di Cesare, è necessario mettere a fuoco alcuni punti che, da quello che si può capire da molti messaggi che hanno accompagnato le firme, non sono stati espressi o recepiti con la necessaria chiarezza.
L'iniziativa della lettera aperta non è contro la Microsoft, non è contro il Ministero del tesoro, non è contro il Dipartimento della funzione pubblica, non è contro l'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione. Non sarebbe giusto, in particolare, prendersela con il ministro Bassanini o con il presidente Rey se fino a oggi lo Stato italiano ha fatto quello che hanno fatto soggetti privati e pubblici in tutto il mondo, seguendo l'andamento del mercato. Anzi, il DFP e l'AIPA hanno lavorato sodo, in questi ultimi anni, per migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione e il suo rapporto con i cittadini, e si incomincia a vedere qualche risultato.

Ora c'è una situazione nuova, perché lo strapotere della casa americana viene messo in discussione da varie parti e per diversi motivi. Uno di questi è che un'abilissima strategia di mercato ha fatto dimenticare a molti che non esistono solo i prodotti Microsoft, e che le alternative presentano diversi aspetti positivi, in primo luogo sul piano dell'economia e della sicurezza.
Ma l'elemento determinante è che negli ultimi tempi i sistemi operativi e le applicazioni open source si sono evoluti anche nelle interfacce e nella facilità di impiego, avvicinandosi molto a quell'impostazione "amichevole" che è uno dei motivi del successo dei programmi della casa di Redmond.
Diciamolo chiaramente: fino a poco tempo fa, i sistemi basati su UNIX non erano proponibili per un impiego diffuso a tutti i livelli e in tutti gli uffici. Erano necessarie conoscenze specialistiche e una formazione molto più impegnativa.

Se a metà degli anni '90, quando si ponevano le basi dell'informatizzazione totale dei posti di lavoro negli uffici pubblici, qualcuno avesse proposto di adottare i sistemi open source, avrebbe commesso un errore. Il rifiuto degli "informatizzandi" sarebbe stato molto forte e in buona parte giustificato.
Oggi non è più così. Soprattutto grazie a Linux e a diverse interfacce "simil-windows" i prodotti open source sono diventati un'alternativa reale e praticabile, più sicura e meno costosa.
Queste sono le principali ragioni della campagna, ma non le sole (si veda anche Open source e pubblica amministrazione, non è solo questione dei soldi).

Quindi la "lettera aperta" non è una crociata, è una proposta. Non è contro qualcosa o qualcuno, ma è per un ulteriore passo avanti nella modernizzazione della pubblica amministrazione e del sistema-Paese, un passo che soltanto ora è possibile proporre. 

(M. C.)