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 Le regole dell'internet

Il convegno "Internet e privacy - Quali regole?"
Visto dall'Europa: la denuncia di Emma Bonino
14.05.98

L'intervento della commissaria europea Emma Bonino (che, per chi non lo ricordasse, si occupa dei diritti dei consumatori) è arrivato al convegno in videocassetta, sotto la forma di un'intervista condotta dal componente del Garante Claudio Manganelli. Ecco i passaggi più significativi.

Manganelli. Come vede Internet e i problemi che comporterà nello scenario globale?

Bonino. Il più grande problema è che perdiamo il treno di Internet, è quello che mi preoccupa di più...
L'Europa è già arrivata abbastanza in ritardo. All'interno della famiglia europea ci sono alcuni stati membri che sono più in ritardo di altri e l'Italia è certamente uno di questi. Quindi a me pare che il più grande problema è di non cogliere questa occasione. Perché credo che la sfida è tale che va al di là dei confini europei, che non basta un atteggiamento volontaristico di questo o di quel piccolo e medio imprenditore, o di questo o di quel personaggio individuale. Ma se si vuole cogliere questa occasione, come io ritengo sia imprescindibile, bisogna richiamare anche investimenti e attenzione, anche di responsabilità pubbliche, per quanto riguarda la parte normativa. Sulla liberalizzazione, per esempio, su quanto costa ancora l'interconnessione nel nostro paese, ma anche per una serie di altri settori, come l'alfabetizzazione informatica nelle scuole. Quindi stiamo parlando di grandi priorità di bilancio, e siccome il bilancio è quello che è, c'è un grande dibattito, culturale, di prospettive, di posti di lavoro, del tipo di società, dibattito che deve coinvolgere, a mio avviso, l'intero paese. Se vogliamo cogliere questo treno, e anche essere attori delle soluzioni ai problemi che comunque questo treno comporta, questa è una grande priorità di bilancio. Non deve essere uno sforzo volontaristico di questo o di quel microsettore del nostro paese.

Manganelli: Lei ha citato una particolarità, cioè la tassazione piuttosto che gli aspetti di contribuzione da parte dei governi. Si ricorda che i telefonini a suo tempo vennero tassati. Oggi si parla già di tasse sui provider. Secondo lei per poter diffondere il commercio elettronico piuttosto che il telelavoro, non sarebbe il caso che l'Italia seguisse l'esempio francese all'epoca del Minitel?

Bonino: Sì, un esempio dell'investimento e anche dell'incentivo pubblico. Mi pare pazzesca l'idea di arrivare addirittura a tassare i provider. A parità di popolazione comparabile, sono collegati in Italia il 2 per cento della popolazione, rispetto al 3,5 per cento del Sudafrica, ma rispetto al 30 per cento dei paesi nordici o degli inglesi. Non parliamo degli americani. Eppure, nonostante questo, chiunque abbia letto il discorso dell'Unione del presidente Clinton vede che ancora tutta la parte delle nuove tecnologie (Internet, interconnessione) ha la parte prioritaria dei prossimi investimenti degli Stati Uniti. Dico questo per dare una dimensione. In più, proprio in termini normativi c'è bisogno di più liberalizzazione, di più mercato, per esempio nella telefonia. Bisogna assolutamente che non ci sia il monopolista di ieri che si ricicla, ma che alla fine ha lo stesso mercato e quindi è padrone delle tariffe. Abbiamo bisogno di una molteplicità di provider e non un di monopolio e credo che tutto questo implichi anche un atteggiamento normativo molto più liberale e non di ulteriore pressione fiscale, o non fiscale, o di ulteriore controllo.

Manganelli: Privacy e commercio elettronico, ci sono due ipotesi: o regole ferree, o poche regole e l'autoregolamentazione dei provider.

Bonino: Devo dire che sono molto più favorevole a questa seconda strada. Anche chi è un grande sostenitore della prima non riesce mai a rispondere alla domanda: benissimo, ma se tu vuoi fare anche tante belle regole, poi chi le applica? E quali sono gli strumenti di controllo dell'applicazione? Questa seconda domanda non è proprio così marginale, perché il problema è se vogliamo fare regole o dei manifesti pubblici, degli appelli, e questo è un altro discorso. Uno dei punti fondamentali è che le regole, anche quelle del codice penale, si applicano a Internet come a qualunque altro strumento e già ci sono. Il problema, il punto nodale, è quello di fare luce sulla reperibilità e sulla responsabilità dell'autore, e su questo credo che il problema non è mettere ulteriori limiti a questa evoluzione, ma che invece un'autoregolamentazione dei provider sia la strada che ha la possibilità di dare più frutti....
Esiste quindi una parte di normativa necessaria, quindi poche regole applicabili, e per il resto bisogna puntare molto sulla concorrenza e sull'autoregolamentazione dei provider. E' vero che c'è un problema di privacy e di utilizzo dei dati, questo è un tema su cui riflettere, ma senza pensare che tutto si può risolvere con puri schemi repressivi.