Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

Diritto d'autore

Utenti canzonati nel patto della canzonetta

di Manlio Cammarata - 07.03.05

Non ricordo quale grande pensatore ha detto "Nulla dà l'idea dell'infinito come la stupidità umana". E mentre scrivo, nella sera di venerdì 4 marzo 2005, le notizie che si accavallano frenetiche sugli schermi delle televisioni e dei computer portano il segno della stupidità umana più grande: la guerra. Un servitore dello Stato ucciso da "fuoco amico" mentre porta a termine una difficile missione, che ha lasciato col fiato sospeso un'intera nazione per quattro settimane.

"E' la guerra - sarà la conclusione delle inevitabili inchieste - e in guerra queste cose succedono". Ma quello che ci sconvolge in questa tragedia non è solo la morte di un uomo tra migliaia di altri, non è solo il lutto di una famiglia e di chi lo conosceva, né l'atmosfera di cordoglio (forse anche un po' retorico) che ci avvolgerà nei prossimi giorni. E' il fatto che da un momento all'altro ci troviamo tutti di fronte all'immane stupidità della guerra, che è la nostra profonda, ancestrale stupidità collettiva.

Ma intanto, su un altro canale, va avanti la nostra vera festa nazionale. The show must go on. Non so quanto sia lungo il passo tra la stupidità umana in generale e quella  della sua casareccia manifestazione chiamata "Festival della canzone italiana", che ogni anno invade per giorni e giorni spazi di informazione assolutamente sproporzionati alla reale sostanza delle non-vicende che si susseguono tra il palcoscenico sanremese e i suoi dintorni. Un'iniziativa dell'industria discografica per promuovere se stessa e cercare di attirare l'attenzione sui suoi prodotti da parte di un pubblico più vasto possibile, di aumentare le vendite. Vendite, attenzione, che non hanno nulla a che fare con il vero mercato della musica, quello dei grandi numeri, che si svolge sull'internet e non glie ne importa nulla di Sanremo e dintorni.

Direte: ma il "grande mercato" della musica on line è fatto per lo più di peer-to-peer illegale, milioni e milioni di brani scambiati senza pagare una lira di diritti. Ai discografici interessa solo il mercato che rende soldi. Giusto. Peccato che i soldi del mercato "fisico" che piace a costoro renda sempre meno. Però devono promuoverlo a tutti i costi, perché ancora non hanno capito che per guadagnare devono vendere on line. Ed ecco la grande trovata: chiamare sul palcoscenico della canzonetta italiana ben tre ministri della Repubblica e firmare con loro un grande "patto".

Il "Patto di Sanremo". Cioè un nuovo capitolo della crociata contro lo scambio di musica on line, che ora vede ministri compassati , industriali festivalieri e internet provider riluttanti che si mettono d'accordo per continuare a reprimere il nuovo mercato invece che darsi da fare per renderlo redditizio.
E' inutile analizzare il testo del "patto"; basta rileggere le cose che scriviamo da anni su queste pagine. Non c'è niente di nuovo, compresa la mancanza di una "parte" essenziale del patto stesso:  il pubblico, gli utenti. Ci sono, è vero, nell'elenco dei firmatari un paio di associazioni di consumatori. Ma i diritti dei consumatori nel testo del "patto" non ci sono, c'è solo un impegno a "educarli alla legalità". Canzonati tra le canzonette di Sanremo.

Alla fine della fiera, anzi del festival, qual è la sostanza? Un documento intitolato Linee guida per l'adozione di codici di condotta ed azioni per la diffusione dei contenuti digitali nell'era di internet e una Lettera di impegno nella quale i tre ministri affermano solennemente che promuoveranno l'adozione dei codici di condotta. Il tutto, si afferma, nell'ottica della Relazione informativa presentata dalla "commissione Vigevano". Relazione non priva di punti discutibili, ma che ha l'indubbio merito di presentare un quadro equilibrato della situazione e di sottolineare la necessità di adottare un'intelligente gestione dei diritti digitali, più che insistere su inutili azioni repressive.

Confermava questa impostazione lo stesso presidente Vigevano, nell'intervista resa a InterLex alla fine dello scorso anno, annunciando che maggioranza e opposizione erano d'accordo sul fatto che la famigerata "Urbani" venisse di fatto cancellata.
Ma poi, nella vicenda interminabile delle modifiche alla legge, abbiamo visto la ripresentazione di emendamenti che vanno in senso contrario, nessun serio tentativo di dettare norme adeguate al presente e al prevedibile futuro della diffusione dei contenuti via internet. Gli utenti che non riescono acquistare legalmente, a prezzi equi, i contenuti musicali in Rete, continuano a essere visti come pericolosi criminali. 

Giancarlo Livraghi, in un passaggio del suo libro Il potere della stupidità scrive: "Insomma dobbiamo convivere con il potere - e con la sua stupidità. Ma ciò non significa che dobbiamo accettarlo, tollerarlo o sostenerlo. Né fidarci di gesti, parole, promesse o intenzioni dichiarate. Il potere non merita di essere ammirato, riverito e neppure rispettato se non dimostra intelligenza pratica di ciò che fa a noi e al mondo".
Nel libro queste considerazioni seguono il paragrafo dedicato alla stupidità della guerra. Il cerchio si chiude.

 

Inizio pagina  Indice della sezione  Prima pagina © InterLex 2005 Informazioni sul copyright