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Mercato musicale le promesse del Music Online Competition Act
di Tahita Malago* - 21.09.01

E' passata forse un po' inosservata, nella stampa specializzata del nostro paese, la recente presentazione, da parte di due membri del Congresso USA, di una nuova proposta di legge nel campo della distribuzione della musica in rete. Music Online Competition Act (MOCA): questo è il nome della proposta, datata agosto 2001, che reca la firma di uno dei più accesi sostenitori delle istanze di aggiornamento della legislazione americana nell'era digitale. Rick Boucher, promotore del celebre disegno di legge, poi accantonato, volto a legalizzare i servizi offerti da MP3.com, questa volta torna a far parlare di sé con un progetto di più ampio respiro. Lo scopo dichiarato del MOCA è infatti quello di creare le condizioni per lo sviluppo di un mercato della musica on line "legale", attraverso la prevenzione di regimi monopolistici nella distribuzione di contenuti digitali e la promozione di una sana concorrenza tra i fornitori di servizi musicali.

Le modificazioni prospettate dalla proposta riguardano diversi aspetti. In primo luogo, si prevede che il pagamento delle royalty, derivanti dalla vendita di musica on line, venga effettuato direttamente a beneficio degli artisti e delle loro organizzazioni di rappresentanza. Contrariamente a quanto accade ora, visto che il pagamento degli artisti passa, di regola, per il tramite delle case discografiche. In secondo luogo, la possibilità di far ascoltare tracce di musica a fini promozionali, finora privilegio esclusivo dei negozi di dischi del mondo fisico, viene estesa anche ai siti che offrono servizi musicali in rete. Infine, si propone di avvicinare il trattamento dei webcaster a quello dei broadcaster, eliminando le royalty che i primi sono costretti a pagare anche sulle copie accidentali o effimere dei file musicali utilizzati.

Al di là di queste modificazioni, la novità principale introdotta dal MOCA investe tuttavia il sistema delle licenze per la distribuzione della musica on line e si sostanzia nella previsione di un modello di licenza "non discriminatoria". Ma cosa significa licenza "non discriminatoria"? Con un giro di parole, si potrebbe dire che questa previsione non obbliga le case discografiche a concedere licenze per l'utilizzo dei propri repertori in rete, ma le obbliga, nel caso in cui decidano di farlo, a garantire lo stesso trattamento (condizioni e termini della licenza) a tutti i concorrenti.

La proposta arriva subito dopo la notizia che le cinque major, che attualmente controllano l'80% della musica protetta, hanno inaugurato il loro ingresso nel mercato musicale on line attraverso la costituzione di due joint venture: MusicNet e PressPlay. Il rischio che si cela dietro a questi accordi è che i due grandi gruppi finiscano col dar vita a quello che i fautori del MOCA hanno definito un "duopolio verticale integrato", concedendosi licenze incrociate a condizioni particolarmente favorevoli ed applicando condizioni più svantaggiose, o addirittura escludendo dal mercato, i concorrenti che non fanno parte del network.

È proprio questo rischio che il nuovo disegno di legge mira a prevenire. E, se la proposta verrà accolta, nel mercato della musica digitale ci sarà uno spazio legale sia per i servizi gestiti dalle case discografiche, sia per quei sistemi distributivi indipendenti e non affiliati che oggi hanno sicuramente una vita più difficile.

Come si può immaginare, le reazioni al MOCA e a quest'ultima previsione, in particolare, sono state contrastanti. Da un lato, la RIAA ha subito tenuto a precisare che la sua opposizione all'approvazione del disegno di legge sarà ferrea. Secondo le parole del Presidente Rosen, la proposta non soltanto pretende di sostituirsi al Governo nel compito di regolamentare il mercato, ma dimostra anche di non considerare i pareri di quegli esperti, più volte sentiti dal Congresso USA, che hanno sconsigliato qualsiasi intervento governativo nella regolamentazione del mercato della musica on line. A queste critiche, si aggiunge la voce di protesta di quanti, anche tra i fornitori di servizi musicali in rete, ritengono ingiusto applicare ad una start-up le medesime condizioni di licenza offerte ad un sito che conta già migliaia o milioni di sottoscrittori. Perché non optare per una libertà, più o meno controllata, di negoziare i termini del contratto di licenza caso per caso? Ma per altri, il disegno di legge rappresenta una soluzione ancora troppo moderata. E' tempo per una riforma radicale del sistema delle licenze, che obblighi le case discografiche a condividere i loro repertori su Internet con soggetti economici nuovi.

I fautori del MOCA hanno chiesto che la proposta di legge venga esaminata dal Congresso nel primo autunno. Indipendentemente dall'esito dell'esame, resta da sottolineare come questo progetto rappresenti l'ennesimo tentativo di creare le condizioni per una distribuzione della musica in rete, che sia rispettosa dei diritti di proprietà intellettuale, ma che nel contempo non soffochi le potenzialità del nuovo mercato digitale. Sulla necessità di trovare una soluzione a questo problema tutti ormai sono d'accordo. Ma su quale sia il modo giusto per affrontarlo, sembra che il tempo del confronto non sia ancora terminato.