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Una battaglia è vinta, ma la guerra sarà lunga

di Manlio Cammarata - 07.07.05

 

Seicentoquarantotto "no", quattordici "sì", diciotto astenuti: la forza indiscutibile dei numeri segna la fine ingloriosa della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici, nota come "direttiva sulla brevettabilità del software". Dettata dai giganti mondiali del software (non tutti), spinta con procedure molto discutibili dalla Commissione europea e dal Consiglio, avversata da una stragrande maggioranza di studiosi, di industrie e di organizzazioni di ogni genere e dai sostenitori del software libero, dopo due anni di discussioni la proposta è stata affondata dal Parlamento europeo.

Certo, i numeri della votazione di ieri sembrano riflettere la mobilitazione globale, senza precedenti, che attraverso l'internet ha portato a Bruxelles le ragioni del fronte del "sì" e ha battuto le agguerrite lobby dei padroni delle tecnologie. In realtà le dimensioni della vittoria del "no" sembrano dovute anche a uno scatto d'orgoglio dei parlamentari di fronte all'arroganza della Commissione e del Consiglio, che hanno tentato con tutti i mezzi di far passare il testo, ignorando le critiche e anche gli emendamenti (modesti) proposti dal Parlamento nella prima lettura. Lo ha detto con chiarezza il relatore della proposta, il francese Michel Rocard: "Si è arrivati a questo voto con posizioni diverse, ma c'è una collera collettiva e unanime per l'atteggiamento della Commissione e del Consiglio che hanno mostrato totale disprezzo e sarcasmo nei confronti delle scelte fatte dal Parlamento europeo in prima lettura".

Oraobbiamo chiederci quali saranno le conseguenze di questo voto. Una delle organizzazioni più attive sul fronte del "no", la Free Software Foundation Europe , chiede un cambiamento delle politiche dell'Ufficio europeo dei brevetti (EPO). E' noto, infatti, che negli ultimi anni l'EPO ha allargato le maglie della brevettabilità del software, seguendo la linea dettata dagli Stati Uniti e contro i principi accettati a livello internazionale (vedi I brevetti software sono contro la Costituzione europea di Nicola Walter Palmieri). Una stretta nella concessione dei brevetti sul software sembra una conseguenza del tutto logica, ma è difficile immaginare che i sostenitori della brevettabilità restino a guardare.

In prima battuta è chiaro che non ci sarà una direttiva europea sulla brevettabilità del software: la Commissione ha comunicato che non avanzerà una nuova proposta, rispettando la volontà del Parlamento. Ma poco dopo qualcuno ha detto che sarà opportuna una direttiva generale sul brevetto europeo, nella quale si potrà affrontare nuovamente il problema. E tanto basta per capire che si cercherà di far rientrare dalla finestra quel che è stato buttato fuori dalla porta.

Dunque è stata vinta una battaglia, ma l'esito della guerra è ancora incerto. Però la lezione che si ricava questa vicenda è che l'internet continua a essere un mezzo straordinario di diffusione delle idee. E che l'idea di libertà scritta nel suo "codice genetico" non perde la sua forza e può battere l'invadenza delle lobby e i non sempre chiari interessi della politica. Tanto ci basta, per il momento.

 

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