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Diritto d'autore

Decreto Urbani: il comunicato di AIIP

22.03.04

ASSOCIAZIONE ITALIANA INTERNET PROVIDERS

COMUNICATO STAMPA

Modificare subito il Decreto Urbani, per sostenere Internet e sviluppare la Società dell'informazione, proteggendo contenuti, consumatori e industria di settore

L'Associazione Italiana Internet Provider ha inviato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro Giuliano Urbani una lettera con la quale illustra le rilevanti criticità del "Decreto Legge recante interventi urgenti in materia di beni ed attività culturali" approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 marzo u.s." e le preoccupanti conseguenze che la sua applicazione determinerà, se il testo del provvedimento dovesse rimanere invariato. Copia della lettera è stata inviata ai ministri Maurizio Gasparri, Roberto Castelli, Giulio Tremonti e Pietro Lunardi, per quanto di loro competenza.
Le misure atte a regolare il funzionamento e lo sviluppo della rete internet devono essere ispirate a principi di tutela e salvaguardia equilibrata di tutte le componenti del sistema: fornitori di connettività, di servizio, di contenuti, consumatori-utenti.
In tal senso, AIIP, condivide le finalità di tutela della proprietà intellettuale che hanno ispirato il provvedimento, ma evidenzia che:
1. l'attuale formulazione del quinto comma del provvedimento, diretto indistintamente a fornitori di connettività e di servizi, colpirebbe contenuti, servizi ed utenti non coinvolti nell'illecito con una misura censoria attualmente in uso solo in paesi illiberali e provocherebbe una fuga dall'Italia della clientela di servizi. Infatti, mentre i fornitori di servizi possono viceversa isolare i contenuti diffusi da uno specifico "content provider", i fornitori di connettività possono solo "tagliare la linea" ai fornitori di servizi o disporre misure di filtratura molto grossolane. La misura utile a difendere la proprietà intellettuale è viceversa quella, prevista al quarto comma del provvedimento, di comunicare al magistrato gli elementi utili a perseguire gli illeciti. Come, del resto, già oggi avviene.
2. tanto i fornitori di connettività che quelli di servizi possono avere "effettiva conoscenza della presenza di contenuti (o attività) che violano la proprietà intellettuale solo nel caso in cui tali contenuti siano pubblici, oppure qualora effettuassero, contro l'articolo 15 della Costituzione, una intercettazione non disposta dal magistrato. Anche limitandosi al primo caso, i fornitori dovrebbero comunque svolgere una "istruttoria sommaria" sostituendosi all'attività del giudice istruttore senza averne né titolo né capacità, e svolgere una attività di sorveglianza espressamente esclusa dal primo comma dell'articolo 17 del decreto di recepimento della direttiva sul commercio elettronico. In definitiva, i fornitori di accesso e di servizi possono solo inoltrare alle autorità TUTTE le segnalazioni ricevute.
Se, come è probabile, la possibilità di inviarle ai fornitori di connettività e di servizi incrementerà sensibilmente il numero delle segnalazioni che sino ad oggi dovevano essere dirette esclusivamente al magistrato o alle forze dell'ordine, questa disposizione rischia di rappresentare una sorta di incentivo allo spam verso la pubblica amministrazione.
3. le sanzioni previste a carico di chi a titolo personale e non commerciale "fruisce" di un'opera protetta dal diritto di autore appaiono sproporzionate in relazione al testo della direttiva comunitaria sulla protezione della proprietà intellettuale in corso di approvazione.

Con la lettera inviata oggi, AIIP chiede al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ed al Ministro per i Beni e le attività culturali, Prof. Giuliano Urbani, di chiarire con urgenza che il verbo "diffondere", riportato nel testo del provvedimento, si riferisce esclusivamente a quanti, sia pure come utente finale, operano come fornitori di contenuti di cui non hanno la titolarità.

In mancanza di tale chiarimento, i fornitori di accesso e/o trasporto e/o servizi sarebbero chiamati a scegliere tra il cessare la propria attività imprenditoriale e l'accollarsi il rischio che in sede di giudizio venga riconosciuta una loro responsabilità oggettiva penale (oltre che civile) per attività svolte da terzi, contro il chiaro disposto costituzionale che prevede la responsabilità personale.
L'AIIP si rammarica di non aver potuto esprimere tali considerazioni in una consultazione pubblica precedente all'approvazione del provvedimento, procedura consultiva di cui oggi si avverte la mancanza.
AIIP è altresì convinta che le richieste conseguenti alle sue preoccupazioni non possano non coincidere con gli intendimenti del Governo.

Contatti stampa:
Simone Tani - segre@aiip.it - tel. 06 415326050

 

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