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 Attualità

InterLex numero (cento)uno: qualche idea per continuare
di Manlio Cammarata - 28.10.99

E' passato in silenzio il primo anniversario, è passato in silenzio il secondo, il numero 100 è stato un numero come tutti gli altri: non amo le celebrazioni e mi mettono in imbarazzo le autocelebrazioni.
Ma in tutte le attività che durano nel tempo deve venire un momento di riflessione, un momento in cui ci si deve chiedere se quello che stiamo facendo è utile, se sia il caso di andare avanti - e come - o se non sia meglio smettere.

Cento numeri di InterLex sono in archivio. Ora, in quel numero "1" dopo il "100" c'è uno stimolo a ripartire con un discorso nuovo, che deve fare tesoro di due anni e mezzo di esperienza editoriale (anzi, di quasi cinque, se consideriamo il Forum multimediale "la società dell'informazione" dal quale è nata questa rivista). Ma che deve tener conto soprattutto di un contesto che è molto cambiato.

Sette problemi, quante soluzioni?

Proviamo a tracciare un bilancio, partendo da alcuni dei primi numeri di InterLex.

  • Il numero 1, non a caso pubblicato lo stesso giorno dell'entrata in vigore della legge sulla tutela dei dati personali, che è rimasta l'argomento più trattato fino a oggi.
  • Il numero 3, in cui si poneva il problema dell'iscrizione delle testate telematiche nei registri della stampa.
  • Il numero 4, con il tema (già trattato nel Forum) dell'autoregolamentazione degli internet provider.
  • Il numero 9, dedicato alle prime considerazioni sulla rivoluzione del documento informatico.
  • Il numero 12, che riprendeva il tema - anche questo già sollevato nel Forum - del diritto di accesso dei cittadini alle fonti normative.
  • Il numero 20, che poneva con forza il problema dei costi e del diritto di accesso all'internet.
  • Infine, il numero 29, nel quale si riprendeva la questione del decreto legislativo 103/95 (dichiarazioni e autorizzazioni per gli internet provider), che era stata uno dei temi dominanti del Forum.

Sette problemi, il filo conduttore di InterLex durante il periodo in cui nel nostro Paese la rete è passata da centro di interesse per pochi a fenomeno (quasi) di massa. Ma hanno trovato le giuste soluzioni?

  • La questione del riconoscimento della natura di testata giornalistica per un determinato tipo di pubblicazione telematiche è stata superata senza troppe difficoltà.
  • Il documento informatico va avanti, tra le prevedibili resistenze culturali, ma va avanti.
  • La parità del diritto di accesso all'internet è stata praticamente raggiunta, ma non per iniziativa del legislatore: è stata raggiunta per la forza del mercato e per gli interessi degli operatori di telecomunicazioni. A caro prezzo per gli utenti (sfruttamento dei dati personali) e con gravi ripercussioni sui provider "indipendenti" e di piccole dimensioni. Dunque non è una vittoria del diritto e non sortirà, nel breve termine, effetti positivi.
  • La normativa sui dati personali è sempre più farraginosa e confusa, ancora incompleta nel settore più delicato, quello delle tecnologie dell'informazione. Per di più è spesso inapplicata o aggirata anche nei pochi aspetti ormai chiari, e in primo luogo proprio nell'ambito dei servizi telematici.
  • La discussione sull'autoregolamentazione dei fornitori di servizi è finita nel nulla. Probabilmente non a caso, se si considera lo sfruttamento dei dati personali che viene praticato diffusamente da non pochi operatori, in barba alla legge e nel disinteresse del Garante. Al quale, è bene ricordarlo, la legge attribuisce il compito di promuovere i "codici di deontologia e di buona condotta", oltre che di intervenire per sanzionare i comportamenti non conformi alla legge stessa.
  • E' ancora in alto mare la questione del diritto di accesso dei cittadini alle fonti normative attraverso il Web, nonostante qualche dichiarazione di buona volontà giunta negli ultimi tempi. Vale la pena di segnalare che in Francia la materia è stata inserita nel piano d'azione del Governo per la società dell'informazione (vedi LEGIFRANCE).
  • Per quanto riguarda il problema del decreto legislativo 103/95 e dei suoi derivati, fino alla non applicazione della direttiva 97/13/CE, nulla è cambiato. La situazione è scandalosa.

Guardiamo in faccia la realtà: il bilancio è negativo. I punti sui quali ci siamo battuti con più forza, quelli che riteniamo essenziali per lo sviluppo della società dell'informazione in Italia, sono ancora irrisolti.
Il Palazzo non risponde. Interpellati direttamente, i parlamentari (con pochissime eccezioni) fanno orecchie da mercante. Le Autorità indipendenti sono in tutt'altre faccende affaccendate. Il Governo asseconda gli interessi dell'industria con campagne di massa a base di scemi del villaggio (globale) e non stanzia una lira per l'unico settore che deve essere sostenuto per il vero sviluppo della rete: i contenuti.

Vale la pena di continuare? O è meglio che la piantiamo qui, che lasciamo quella di oggi come l'ultima "prima pagina" di InterLex, tra i milioni di home page dimenticate che vanno alla deriva nel web, relitti di piccoli naufragi personali, di velleità inconcludenti, di speranze deluse?

Diamo i numeri

Parlando in prima persona, devo dire che la tentazione di chiudere è forte, anche perché InterLex è diventata la mia attività più impegnativa, ma è un lavoro che non rende sul piano economico. Non può andare avanti così all'infinito.
Ma se scrivo "noi", penso prima di tutto ai pochi amici che, sottraendo lunghe ore al sonno o alla famiglia, danno il contributo più importante - e sempre disinteressato - ai contenuti della rivista. Penso ai lettori che scrivono, che esprimono consensi a volte entusiastici, che intervengono sugli argomenti più scottanti. E penso a tutti quelli che considerano InterLex come un importante e valido punto di riferimento per tutto quanto riguarda gli aspetti normativi dello sviluppo della società dell'informazione in Italia.
In effetti non ci sono altre fonti come la nostra rivista, così piena di informazioni e commenti su temi di grande interesse, come la legislazione sulla riservatezza, la firma digitale o le regole dell'internet.

Mi accorgo che sto cedendo all'autocelebrazione. Allora tanto vale andare fino in fondo, fino a "dare i numeri". Eccone alcuni:

  • Il totale degli accessi alla prima pagina di InterLex, dall'8 giugno 1997, è di circa 225.000.
  • Il totale degli accessi a tutte le pagine, dal primo numero a oggi, è di oltre 1.500.000.
  • Il numero degli accessi alla prima pagina in questo mese di ottobre dovrebbe superare i 15.000 (oggi siamo a circa 12.000).
  • Sempre nel corso del mese, il totale delle pagine "cliccate" potrebbe per la prima volta arrivare a 100.000.
  • Negli ultimi sei mesi (escluso agosto) la media degli accessi mensili è stata pari a 85.758 pagine.

Piccole cifre, nel mare della rete, ma impressionanti se si considera che la rivista è scritta in una lingua poco diffusa e tratta temi ben circoscritti, che interessano un pubblico limitato. Ancora più significative nel confronto con i contatori di accessi che compaiono nelle home page di altri siti giuridici italiani, meno specializzati e in qualche caso ricchi di contenuti qualificati.
Questi numeri sono una buona ragione per continuare? La risposta è "sì", valutando il pubblico potenziale e l'ancora insufficiente diffusione dell'internet in Italia; è "no" se consideriamo la possibilità di un ritorno economico, che faccia uscire InterLex dall'ambito dell'attività amatoriale per trasformarla nel prodotto di un lavoro professionale.
Ma questa è la condizione necessaria per non chiudere la rivista. InterLex, per vivere, deve diventare una piccola "impresa". E ora è troppo piccola.

Dunque è necessario migliorarla, per far crescere il numero dei lettori.
Non c'è una ricetta sicura per ottenere questo risultato, però si possono indicare alcuni aspetti certamente utili:

  • E' necessaria una maggiore partecipazione dei lettori, che inviino soprattutto informazioni di interesse generale, oltre che chiedere o commentare.
  • Si deve prestare maggiore attenzione al mondo dell'università, ma nello spirito dell'internet: le pagine dedicate agli studenti devono nascere e vivere all'interno degli atenei. L'appello lanciato tre settimane fa ha avuto qualche riscontro interessante. Presto torneremo sull'argomento.
  • Occorrono contributi qualificati sulle materie, anche importanti, meno trattate nella rivista, come le questioni sul diritto d'autore e la regolamentazione dell'internet a livello internazionale. Sarebbe utile anche un osservatorio sull'evoluzione della normativa europea.

Tutto questo significa che il futuro di InterLex è nelle mani dei suoi lettori. Se ci sarà una risposta, se arriveranno contributi sostanziali, allora si potrà andare avanti.

Certo, se ci fossero imprese interessate ai contenuti, disposte a sostenere i costi - non esorbitanti - della rivista, se si potessero affiancare alla pubblicazione iniziative commerciali (nel rispetto delle regole!), se il Governo capisse che è necessario incentivare la produzione di contenuti di qualità, tutto sarebbe più facile.
Per incominciare basterebbe forse che qualcuno si facesse carico di vendere i banner. Ma sembra che centomila pagine al mese, destinate a un pubblico molto selezionato, siano troppo poche per attirare l'interesse degli operatori pubblicitari.

Per incominciare...
Intanto incominciamo con questo numero ...uno, che non è diverso dai cento che lo hanno preceduto, se non perché si pone in un'ottica nuova: costruire una rivista adeguata alle sfide del web di massa, del commercio elettronico, della rete come collante economico della società. Il tempo dei pionieri, dei visionari, degli innovatori disinteressati, purtroppo è finito.