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 Attualità

Sviluppi inaspettati nella causa contro Microsoft
di Gerardo D. M. Greco* - 29.01.98

28 gennaio - La fase più movimentata, fino ad oggi, del processo federale "US vs. Microsoft Corp." relativa a presunte pratiche monopolistiche della software house e presieduta dal giudice federale Thomas Penfield Jackson, ha avuto giovedi scorso, 22 gennaio, un'inaspettata evoluzione.
Nello specifico il giudice, su richiesta del Department of Justice statunitense, attore della causa antitrust, aveva chiamato Microsoft a rispondere dell'inosservanza di un suo precedente ordine provvisorio, quello nel quale intimava alla stessa di separare i prodotti Windows 95, il sistema operativo dominante, e Internet Explorer (IE) nelle offerte commerciali e quindi non di pretendere più di vendere le licenze d'uso di Windows 95 ai costruttori di PC solo a condizione che questi avessero installato anche IE, ceduto a costo zero.
In risposta a quest'ordine Microsoft aveva inizialmente lasciato ai produttori di PC tre opzioni: il sistema operativo odierno insieme al browser così com'è oggi, oppure lasciare che i costruttori avessero eliminato il programma ed i relativi file da soli, mettendo a rischio, secondo Microsoft, il buon funzionamento del sistema operativo o, in alternativa, una meno aggiornata versione di Windows 95 con alcune modifiche, senza browser.

Durante precedenti udienze relative alla presunta violazione di quest'ordine il Department of Justice ed il giudice stesso avevano fatto notare quanto Microsoft avesse interpretato eccessivamente alla lettera l'ordine in questione, probabilmente attaccabile da un punto di vista strettamente tecnologico, e, senza chiedere chiarimenti al giudice, avesse adottato le tre opzioni commerciali di cui sopra in contrasto, secondo il DOJ, con l'essenza dell'ordine. In particolare a Microsoft veniva rimproverato di non aver adottato la pratica della disinstallazione dell'applicazione attraverso l'utilizzo di un programma di utilità presente in Windows 95, secondo un esperimento effettuato personalmente dal giudice e suggerito in udienza, benché questa operazione portasse alla rimozione dell'icona e di solo il 3% delle linee di codice del programma, come fatto notare da Microsoft. Ricordiamo che al giudice Jackson non è più concesso precisare o modificare l'ordine in questione in quanto Microsoft ha anche fatto appello contro lo stesso presso una corte di appello federale.

Dicevamo che giovedi scorso, 22 gennaio, si è avuta un'inaspettata evoluzione del caso in quanto Microsoft ha semplicemente deciso di concedere ai costruttori statunitensi di PC la possibilità, altrimenti negata nel contratto di cessione di licenza d'uso, di rimuovere Internet Explorer con il programma di utilità per disinstallare le applicazione e quindi vendere i PC senza l'icona del programma sul desktop.
Questo pone fine sicuramente alla causa circa la eventuale disobbedienza dell'ordine del giudice, ma non intacca minimamente la più vasta causa antitrust ancora in corso.
Per marzo è attesa la causa accelerata davanti alla corte di appello federale per decidere sull'appello di Microsoft contro l'ordine provvisorio del giudice Jackson di separare sistema operativo da browser. Non è ancora stata fissata una data per l'appello federale di Microsoft contro la decisione del giudice Jackson di non rimuovere lo special master professor Lessig. E' comunque in corso la fase istruttoria della più vasta causa per pratiche monopolistiche che fa riferimento, come ha affermato il Ministro Janet Reno, alla violazione di un accordo del 1995 con il governo statunitense, accordo che concluse, prima si arrivasse ad un processo vero e proprio, un'inchiesta durata quattro anni riguardante possibili pratiche monopolistiche illegali di Microsoft.

Ricordiamo che tra i progetti di Microsoft esiste la commercializzazione del sistema operativo Windows 98 per il quale è prevista una pressoché completa integrazione delle funzioni oggi attribuite al programma Internet Explorer, quindi un sistema operativo che non ha più bisogno di Internet Explorer come entità in qualche modo separata e, magari, separabile da un'eventuale conclusione negativa, per Microsoft, della causa antitrust. Vedremo se Microsoft proseguirà in questa direzione e se questo stesso comportamento verrà eventualmente considerato dal governo statunitense come una nuova violazione dell'ordine provvisorio del giudice, al quale la software house ha comunque fatto appello.

Il giorno precedente, il 21 gennaio, Microsoft ha anche deciso di rivedere i contratti con alcune decine di Internet provider europei. In molti di questi contratti esisteva fino a qualche giorno fa una clausola che impegnava gli operatori europei a indirizzare in vario modo i propri abbonati ad utilizzare Internet Explorer in cambio dell'inclusione in una lista di provider, all'interno di Windows 95, ai quali era possibile abbonarsi quasi automaticamente, direttamente dal sistema operativo. Questa decisione dovrebbe convincere, secondo Karel van Miert, il Direttorato Generale sulla Concorrenza della Commissione Europea, a lasciar cadere un'indagine contro Microsoft per pratiche monopolistiche. Van Miert ha anche aggiunto che esistono però altri casi riguardanti Microsoft per i quali indagini sono ancora in corso. In Europa è oggi estremamente diffusa la vendita di PC con Internet Explorer già installato dai produttori degli stessi sul desktop del sistema operativo Windows 95.

* Avvocato e consulente di direzione