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 Attualità

Libero mercato e alfabetizzazione telematica, le chiavi dello sviluppo
di Manlio Cammarata - 03.12.98

Vedi anche Relazioni e interventi

Serio, freddo, Marco Barbuti ha aperto i lavori della conferenza di Napoli con una requisitoria fatta di cifre, che non lasciava via di scampo ai molti imputati per il ritardo italiano nello sviluppo di Internet. Il presidente dell'associazione dei provider ha gelato l'uditorio quando ha detto che negli ultimi tempi il tasso di crescita degli abbonati ha subito un rallentamento e qualcuno si è stupito alla notizia che un'indagine di mercato ha rivelato che molti italiani non si abbonano a Internet perché non sanno che farsene.
Ha raccolto consensi quando ha ricordato
l'azione intentata contro Telecom davanti all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e quando ha elencato meticolosamente i tanti motivi di scontento dei provider italiani e le dieci proposte per uscire dall'emergenza e far partire il tanto atteso sviluppo dell'internet in Italia.

Dopo queste premesse ci si poteva aspettare un dibattito dai toni accesi. Invece le polemiche sono state a senso unico, con pochi dissensi su punti specifici. Quasi tutti i relatori, ciascuno per la sua materia, sono stati concordi nelle diagnosi e nell'indicazione dei rimedi.

E' impossibile dare conto in un articolo di tutti gli spunti interessanti emersi da una lunga giornata di lavori, seguita da un pubblico molto più folto del previsto. Mi limito quindi a trarre qualche notizia essenziale da un taccuino denso di appunti, cercando di non tralasciare le cose più importanti, ma senza pretese di completezza.
Prima di tutto vanno citati i due interventi dei rappresentanti delle Authority interessate, l'Antitrust e le Garanzie nelle comunicazioni.

Pierluigi Parcu, direttore dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha esordito affermando di non poter entrare nel merito dell'istruttoria contro Telecom. Ma, pur restando sulle generali, ha nella sostanza condiviso le posizioni dell'AIIP sulla necessità di sostenere la crescita del libero mercato, soprattutto attraverso una revisione del meccanismo delle aree locali telefoniche, che penalizza un grande numero di abbonati alla Rete e favorisce l'ex monopolista, oltre che con l'allineamento alla media europea dei prezzi dei circuiti affittati.

Paola Manacorda, componente dell'Autorità per le Garanzie delle telecomunicazioni, con il suo primo intervento ha suscitato non poche speranze, parlando non solo della necessità di ridisegnare le aree locali (su questo sono tutti d'accordo, almeno a parole), ma della prospettiva di tener conto dello sviluppo di Internet nell'imminente revisione delle tariffe telefoniche. In particolare ha richiamato l'opportunità di introdurre una "tariffa di prossimità" (che farebbe applicare i costi delle chiamate urbane in molte zone in cui oggi gli abbonati si collegano in teleselezione) e si è spinta a ipotizzare, per il futuro, anche un inserimento delle connessioni a Internet nel servizio universale.
Nel
secondo intervento, alla tavola rotonda finale, Manacorda ha richiamato il grave aspetto degli italiani che non sanno che farsene di Internet, insistendo qualità dei contenuti e sulla necessità di un piano d'azione soprattutto per l'alfabetizzazione telematica delle piccole e medie imprese.

Su questo punto ha insistito anche Giancarlo Livraghi, fondatore di ALCEI, in un appassionato discorso nella sessione sull'autoregolamentazione.
Ma, prima di Livraghi, di regole aveva parlato Ernesto Stajano, presidente della Commissione trasporti e telecomunicazioni della Camera dei Deputati, mettendo i punti sulle "i" nel problema della responsabilità dei provider. Un intervento molto rigoroso sul piano giuridico, che dovrebbe porre fine a tante chiacchiere che si sono finora sprecate non solo nello stretto ambito degli addetti ai lavori, ma anche in sedi istituzionali.

Da citare ancora l'intervento di Andrea Camanzi, direttori degli affari istituzionali e regolamentari di Olivetti, che ha detto un "no" deciso agli incentivi come quelli previsti dal "collegato" alla legge finanziaria per il '99. Argomento questo condiviso da diversi altri relatori, che temono soprattutto il ripetersi di iniziative che finiscono con il favorire Telecom Italia e danneggiare gli altri provider (e tutto a spese degli abbonati).

Tutti d'accordo anche sul fatto che il commercio elettronico può costituire un forte motore di sviluppo per l'economia italiana, oltre che per la crescita di Internet. Ma forse nessuno si è accorto che questo aspetto assomiglia a un gatto che si morde la coda: il commercio elettronico può favorire lo sviluppo dell'internet, ma non può decollare su larga scala se... non ci sono abbastanza acquirenti in rete, cioè se l'internet non cresce.
E così si ritorna ai problemi di sempre: le tariffe troppo alte, il libero mercato che ancora non c'è e le regole che mancano (ma mancano veramente?). Su questo punto ha suscitato qualche critica l'intervento di Gustavo Ghidini, presidente del Movimento consumatori, che ha auspicato con forza l'introduzione di norme... che ci sono già, o stanno per essere varate, e di altre che finirebbero per imbrigliare definitivamente il commercio telematico.

Infine c'è da registrare una novità molto importante: per la prima volta ha fatto la sua comparsa in una discussione sull'internet la questione dei contenuti, elemento essenziale per superare la disarmante domanda: "Ma che me ne faccio di Internet?".
Nessuno ha proposto soluzioni concrete, ma l'importante è che il problema sia stato sollevato. Ora è venuto il momento di rimboccarsi le maniche e affrontarlo con decisione. Visto anche che gli altri principali ostacoli allo sviluppo della Rete in Italia stanno ormai per essere superati, se si deve dare credito ai buoni propositi espressi da molti qualificati partecipati alla conferenza.