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Attualità

Elezioni 2008: quali promesse per l'innovazione?

di Manlio Cammarata - 20.03.08

 
Le elezioni politiche sono alle porte. I partiti hanno presentato i loro programmi: non solo elenchi di cose che promettono di fare, ma - in controluce - anche una sintesi della loro visione della società italiana nel contesto globale e globalizzato. Un contesto che da più di dieci anni si chiama "società dell'informazione".
Siamo andati a cercare nei proclami delle due principali formazioni politiche le voci che riguardano, appunto, l'innovazione tecnologica e l'informazione. Questi sono i risultati, che lasciamo alla valutazione dei lettori.

Popolo della libertà 

- Completamento del processo di liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni e diffusione della larga banda su tutto il territorio nazionale;

- Regole europee nel settore dei media: pluralismo e concorrenza, valorizzazione delle produzioni europee, completamento del passaggio alla tecnologia digitale.

- Riorganizzazione e digitalizzazione della P.A.

- Sviluppo del piano di riorganizzazione e di digitalizzazione della pubblica amministrazione avviato durante il Governo Berlusconi per raggiungere i seguenti obiettivi: considerevoli risparmi nel costo dello Stato, accesso dei cittadini agli uffici pubblici per via telematica, maggiore trasparenza e certezza delle procedure;

 - Passaggio dall'archiviazione cartacea a quella digitale.

Partito democratico

- Compiuta informatizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e unificazione degli uffici periferici dello Stato centrale in ognuno dei capoluoghi di Provincia

- Le reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX) consentono un'infinita possibilità di controllo del territorio. Nel più assoluto rispetto del diritto alla riservatezza, si possono aiutare i cittadini più esposti alla paura

- Realizzare rapidamente il processo telematico, strettamente legato all'Ufficio per il processo, eliminando gli infiniti iter cartacei che assorbono risorse preziose per la loro gestione e archiviazione.

- Il "diritto" alla larga banda L'effettiva possibilità di accesso alla rete a larga banda deve diventare un diritto riconosciuto a tutti i cittadini e a tutte le imprese, su tutto il territorio nazionale - dalla grande città alla montagna, in ogni Comune d'Italia - esattamente come avviene per il servizio idrico o per l'energia elettrica. Nelle grandi città, in particolare, è possibile e necessario realizzare reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX, etc. per creare un ambiente disponibile alla gestione di nuovi servizi collettivi.

- I progetti devono essere presentati agli enti locali ed anche alla cittadinanza, rendendoli disponibili su web.

- È indispensabile una forte iniezione di innovazione nel sistema. Ad esempio, con la telemedicina: un grande programma di diffusione di tecnologie, in grado di far dialogare il cittadino con le strutture e con i professionisti, per quanto possibile, da casa, facendo muovere le informazioni invece dei pazienti. Si devono far dialogare i professionisti per raggiungere efficacia ed efficienza nelle prestazioni fornite, valorizzando la medicina di base come serio e reale filtro verso le prestazioni ospedaliere.

- Dalla formazione di piccole orchestre e cori, all'alfabetizzazione tecnologica della cittadinanza e per l'accesso ai nuovi servizi di e-government, creando anche le condizioni di scambio tra le diverse generazioni (ad esempio, impegnando i ragazzi ad educare i nonni all'uso di internet). Cento di questi "campus" dovranno essere pronti per il 2010.

- Divieto - a far data dal 1° gennaio 2009 - per le Pubbliche Amministrazioni di richiedere ai cittadini ed alle imprese documenti e certificati compilati e/o emessi dalle stesse P.A. in senso lato. Obbligo, per le amministrazioni dello Stato di mettere on line i documenti ed i certificati che potrebbero essere richiesti da altre amministrazioni. Commissariamento per le amministrazioni che non lo avessero fatto entro la data prevista.

- L'Italia deve poter entrare nell'era della TV digitale con più libertà, più concorrenza, più qualità.
1. Il superamento del duopolio è oggi reso possibile dall'aumento di capacità trasmissiva garantito dalla TV digitale. Per andare oltre il duopolio occorre correggere gli eccessi di concentrazione delle risorse economiche, accrescendo così il grado di pluralismo e di libertà del sistema.
2. Negli anni che ci separano dal passaggio al digitale (2012) ricondurremo il regime di assegnazione delle frequenze ai principi della normativa europea e della giurisprudenza della Corte costituzionale. I criteri di proporzionalità, non discriminazione, trasparenza e apertura a nuovi entranti che sono stati adottati per la transizione in Sardegna saranno alla base della transizione nazionale, nel rispetto delle direttive europee, delle sentenze della Corte Costituzionale e delle norme antitrust.

Tutto qui? Tutto qui. Chi ne avesse voglia potrebbe confrontare i programmi di oggi con quelli del 2001, quando il tema era quasi una novità e la proposta di un "ministro per l'innovazione" suscitava discussioni (vedi Elezioni 2001, navigando tra i siti della politica, Non si vota per la new economy e, a elezioni concluse, Dai programmi elettorali della Casa delle libertà.
Sulle scarne e insufficienti proposte di oggi si potrebbero fare amare considerazioni. Citiamo solo due passaggi (uno per parte, par condicio...):

- Il Popolo della libertà propone il passaggio dall'archiviazione cartacea a quella digitale, ignorando evidentemente che il passaggio è già in corso da tempo, ci sono le norme e gli strumenti, ora è solo una questione di" tempi tecnici".

- Il Partito democratico propone il divieto per le pubbliche amministrazioni di richiedere ai cittadini ed alle imprese documenti e certificati compilati e/o emessi dalle stesse P.A. in senso lato. Obbligo, per le amministrazioni dello Stato di mettere on line i documenti ed i certificati che potrebbero essere richiesti da altre amministrazioni. Si tratta di norme presenti nel nostro ordinamento dal lontano 1968, ribadite dal testo unico sulla documentazione amministrativa del 2000.

I problema è un altro: applicare le norme che ci sono e correggerle nei punti che si rivelano inadeguati. Ma, evidentemente, è una questione che non porta voti. O almeno così si ritiene.

 

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