Garante
per la protezione
dei dati personali
Comunicato
stampa
05.03.99
L'Autorità Garante per la
protezione dei dati personali ha inviato la seguente
lettera all'"Osservatore Romano":
"L'Osservatore
Romano, commentando il modo in cui sono state diffuse le
notizie sul delitto di Gravina, pone la delicatissima
questione di come viene fatta informazione in casi in cui
la particolarità della vicenda può indurre a rendere
pubblici dettagli sulle modalità del delitto e la vita
della vittima, che non rispettano la dignità di
quest'ultima.
Il giornale si chiede se questo non rappresenti una
violazione delle regole sulla riservatezza, sottolineando
che ciò non è evitato neppure dalla creazione del
Garante.
Vale la pena di sottolineare che la sensibilità per
questo tipo di problemi è grandemente cresciuta proprio
da quando è entrata in vigore la legge sulla privacy e
l'Autorità Garante ha cominciato ad operare, dando cosi
un più sicuro riferimento istituzionale al bisogno di
rispetto per la dignità delle persone che si manifesta
nella società italiana. Questo importante dato sociale
porta con sé obblighi precisi per il Garante, ma non
elimina doveri e responsabilità per altri soggetti e
istituzioni.
Il Garante è molte volte intervenuto proprio per
tutelare la dignità delle persone in occasione di fatti
di cronaca (notizie riguardanti minori suicidi e ammalati
di AIDS, pubblicazioni di foto segnaletiche etc.).
Inoltre, insieme all'Ordine nazionale dei giornalisti, ha
messo a punto un codice deontologico, che costituisce
ormai la fonte legale per valutare il modo in cui dare le
notizie in situazioni di particolare delicatezza.
Nel caso specifico che è stato denunziato, alcune delle
notizie diffuse sembrano essere il frutto di evidenti
violazioni del segreto di indagine: a queste devono
reagire in primo luogo la magistratura e le forze di
polizia giudiziaria, con provvedimenti nei confronti dei
responsabili di queste fughe di notizie. La successiva
diffusione di dati da parte dei giornalisti rientra, ove
questi siano raccolti correttamente, nel diritto di
cronaca, salvo alcuni eccessi che devono essere valutati
in primo luogo sotto il profilo della deontologia
professionale.
Alle primarie responsabilità della magistratura e delle
forze di polizia giudiziaria, nonché, alle
responsabilità professionali di chi informa, non si può
meccanicamente sovrapporre una sorta di generico ruolo
censorio del Garante, che tuttavia ha già mostrato le
sue capacità di intervento quando si è trattato di
affrontare precise situazioni.
L'appello morale dell'"Osservatore Romano"
mette in luce come la risposta a determinati eccessi,
quando si manifestino con particolare evidenza, esiga una
reale e comune crescita culturale di tutte le parti in
causa e dell'intera società, in grado di
assicurare alle persone il rispetto loro dovuto."
5.3.1999
|