Garante per la
protezione
dei dati personali
Comunicato stampa
23.01.01
Trattamenti di dati personali da
parte dell'arma dei Carabinieri:
occorrono nuove norme per completare le garanzie per i cittadini
L'Autorità Garante ha concluso l'esame di alcune segnalazioni di
militari e di cittadini riguardanti alcuni trattamenti di dati personali
effettuati dall'Arma dei carabinieri.
Dai diversi accertamenti effettuati non sono emersi trattamenti
sostanzialmente difformi dalla normativa vigente. Si sono però
evidenziati alcuni problemi che derivano da un quadro normativo che non
è stato ancora adeguato del tutto ai principi introdotti dalla legge
sulla riservatezza dei dati.
Per questo motivo, il Garante ha segnalato al Presidente del Consiglio
dei ministri e al Ministro della difesa la necessità di un sollecito
intervento, a livello legislativo e regolamentare, per integrare la
normativa che regola attualmente le varie attività di raccolta e
utilizzo dei dati da parte dell'Arma.
Le modifiche da apportare riguardano non solo i trattamenti per fini
meramente amministrativi (relativi ad esempio al personale dipendente),
soggetti integralmente alla legge n. 675, ma anche le altre delicate
attività svolte dall'Arma (funzioni di sicurezza pubblica, di
protezione civile, di polizia militare e di polizia giudiziaria)
sottoposte solo in parte alla legge sulla riservatezza dei dati e per le
quali sono previsti opportuni adattamenti, legati alla specificità di
tali funzioni.
A questo proposito, il legislatore, a tutela dei diritti fondamentali
della persona coinvolti, ha stabilito che i diversi trattamenti
possibili debbano essere individuati analiticamente, anche per quanto
riguarda i soggetti legittimati a svolgerli. Di qui la necessità di un
urgente intervento normativo.
Le segnalazioni pervenute al Garante riguardavano, in particolare, le
cosiddette "pratiche permanenti" custodite dall'Arma. In
proposito, l'Autorità ha preso atto della collaborazione fornita dall'Arma
e dell'impegno del suo Comando generale a definire in tempi brevi una
nuova disciplina interna sulle modalità di verifica, aggiornamento,
conservazione ed eventuale distruzione dell'ingente materiale
informativo raccolto in passato.
Dalle informazioni fornite dall'Arma è emerso che le prassi adottate da
lungo tempo, oltre ad aver portato ad una proliferazione eccessiva e ad
una conservazione stabile di un numero enorme di pratiche, ha comportato
anche l'accorpamento di preesistenti pratiche, recanti un numero
elevato di informazioni ormai in contrasto con i sopravvenuti principi
in materia di protezione dei dati.
L'Autorità ha indicato, pertanto, la necessità di nuovi e più
proporzionati termini di conservazione dei dati, di ulteriori livelli
diversificati di consultazione, di mantenimento di idonee cautele
rispetto ai dati risalenti nel tempo (specie per quanto riguarda dati
sensibili e giudizi), di verifica periodica della pertinenza e non
eccedenza delle informazioni rispetto ai fini perseguiti, nonché l'opportunità
dell'utilizzo di tecniche telematiche per migliorare l'uniformità
delle informazioni consultabili da parte di più comandi.
Il Garante ha richiamato poi l'attenzione sui dati comunicati al
C.e.d. del Dipartimento di pubblica sicurezza, prospettando l'esigenza
di un aggiornamento selettivo dei dati da comunicare perché
effettivamente rilevanti per le finalità di tutela dell'ordine, della
sicurezza pubblica e della prevenzione e repressione della criminalità
(tema che sarà riesaminato anche in collaborazione con il Dipartimento
e con le altre forze di polizia).
Ha poi ricordato il principio secondo cui le notizie comunicate al
C.e.d. devono risultare da documenti motivatamente conservati dalla
pubblica amministrazione o da indagini di polizia ed essere aggiornate.
Tra le altre indicazioni fornite a garanzia degli interessati, il
Garante ha segnalato infine all'Arma la questione del tempestivo
soddisfacimento del diritto di accesso ai dati trattati per fini
amministrativi e la necessità di prevedere nuove modalità di
notificazione e comunicazione interna di atti diretti al personale.
23.1.2001
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