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 Tutela dei dati personali - Legge 675/96

Che bello essere un consumatore anonimo!
di Manlio Cammarata - 12.12.02

"Privacy, da costo a risorsa" era il titolo della conferenza internazionale organizzata a Roma la settimana scorsa dal nostro Garante. Un titolo azzeccato per descrivere lo stato della discussione sull'uso commerciale dei dati personali, con una serie di interventi di esperti provenienti da diversi paesi di tutto il pianeta.

La tesi di fondo può essere riassunta in poche righe: superato il primo periodo di applicazione della normativa sulla protezione dei dati personali, in cui le aziende lamentavano gli alti costi necessari per rispettare le disposizioni sulla tutela della riservatezza, si è passati a una nuova concezione, che vede il rispetto per il consumatore come un plus che può determinare il successo commerciale di un'azienda (per saperne di più si può scaricare l'edizione speciale della Newsletter del Garante , che traccia un quadro esauriente della situazione raccogliendo alcuni testi già pubblicati in precedenza).

Ma alla fine, cercando di guardare al di là della facciata congressuale, resta qualche perplessità sul grado di aderenza alla realtà della visione proposta da diversi interventi. Per esempio, lo studioso tedesco Herbert Burkert ha sostenuto il maggior valore per un'azienda del dato anonimo rispetto a quello nominativo. Tesi piuttosto singolare, se si pensa agli uomini del marketing che inseguono il sogno del consumatore "profilato" nei minimi dettagli, al quale proporre acquisti "su misura" per ogni momento della vita.

Altre considerazioni possono essere fatte sull'intervento Orson Swindle, della Federal Trade Commission degli Stati Uniti. Swindle ha dato conto di precise contestazioni mosse dalla FTC a Microsoft, in merito a gravi lacune di sicurezza riscontrate nei data base in cui sono archiviati i dati personali dei clienti. Ma poco dopo Umberto Paolucci, vice presidente della compagnia americana, si è ben guardato dal rispondere a Swindle, preferendo descrivere le meraviglie delle nuove soluzioni della casa, in particolare per quanto riguarda il Trustworthy Computing, presentato come un modello del rispetto della privacy dei clienti. Mentre c'è chi lo considera il peggior esempio di invasività dell'industria nelle scelte degli utilizzatori (vedi Puoi fidarti del tuo computer? di Richard Stallman).

Ma l'uscita più illuminante del vice presidente di Microsoft (illuminante per capire quanto la protezione dei dati degli utenti stia a cuore dei dirigenti della casa) ha riguardato proprio la sicurezza dei dati. Se le applicazioni non sono sicure, ha detto Paolucci, è perché gli utenti non scaricano le patch. Che significa affermare il diritto di vendere prodotti difettosi, imponendo all'acquirente l'onere di turare le falle! E non basta farlo una volta, perché a ogni "toppa" ne segue un'altra, fino a quando il cliente non viene costretto ad acquistare una nuova versione del software, regolarmente descritta come più sicura, e regolarmente soggetta a ripetuti e fastidiosi rattoppi della sicurezza.

La conferenza va avanti. Due telecamere riprendono gli oratori per proiettarne l'immagine sul grande schermo. A volte c'è un controcampo sul pubblico, con ogni probabilità tutto viene registrato. Ma qui, nella sede del Garante per la protezione dei dati personali, non ci sono i cartelli che lo stesso Garante ha prescritto per i luoghi dove sono installate telecamere di sorveglianza (vedi il Decalogo). Certo, le riprese di una conferenza non sono videosorveglianza, però è sempre un trattamento di dati personali...

Esci dalla conferenza, guardi in alto e ti accorgi che sei controllato da una quantità incredibile di telecamere. Ce ne sono quasi in ogni angolo (quelle visibili). Nessun avviso del fatto che in questo momento la tua immagine è registrata su decine di nastri, non sai chi li guarda e per quanto tempo li conserva, e con quali misure di sicurezza.
Trilla il telefonino, rispondi e ti chiedi quante persone stanno ascoltando le tue parole e quante si stanno attrezzando per ascoltarle. Arrivi a casa, accendi il computer e scarichi la posta. Butti via lo spam e pensi a quanti l'avranno letta prima di te. Echelon, i grandi centri di ascolto dei quali si parla a mezza voce... E presto anche il grande progetto del Total Information Awareness (http://www.darpa.mil/iao/TIASystems.htm  e  http://www.darpa.mil/iao/BAA02-08.pdf ). Che certo non sarà fermato da un'interrogazione parlamentare dell'opposizione in Italia.

Però devi riconoscere che è una bella soddisfazione sapere che puoi essere un consumatore anonimo.

* * *

Tu, onesto cittadino, vai a Milano per onesti affari, come ti capita spesso. All'arrivo in albergo ti chiedono un documento, ne trascrivono i dati direttamente sul computer e hai la sensazione che il tuo nome e cognome siano trasmessi direttamente alla questura. Un po' più efficiente del vecchio cartellino, e un dunque po' più fastidioso. L'indomani mattina chiami un taxi dal tuo cellulare. "Buon giorno, signor Rossi" dice la voce della centralinista. Sobbalzi: come mai sanno il tuo nome? Non fai a tempo a riprenderti che la voce, cortese, chiede: "Il solito indirizzo?"
Evidentemente la compagnia dei taxi non condivide la teoria di Burkert. E poi che se ne fa la questura di un dato anonimo?

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