Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

Firma digitale

Quando sento la parola "semplificazione"...

di Manlio Cammarata - 02.07.08

 

Non possiedo una pistola, quindi il titolo è da intendere come pura metafora.
Eppure il richiamo all'aforisma generalmente attribuito a Goebbels "Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola" è spontaneo di fronte ai proclami di "semplificazione" che i governanti ci somministrano un giorno sì e l'altro pure.

L'ultimo: il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta ha annunciato che presto non sarà necessario fare la fila agli sportelli delle pubbliche amministrazioni per richiedere certificati. Si potrà andare alla posta, dal tabaccaio, in farmacia... a fare la fila. Ha mai provato il ministro a rinnovare il "bollo" dell'automobile dal tabaccaio nei giorni vicini alla scadenza, o a pagare l'ICI in un ufficio postale? Per non parlare delle farmacie, dove il recente obbligo di esibire la tessera sanitaria ha prodotto le file alle casse.

Se ne parla da anni: per eliminare le file agli sportelli bisogna eliminare i certificati. Ci sono anche le norme che lo consentono, anzi, lo impongono, a partire dalla legge n. 15 del 1968, fino al testo unico sulla documentazione amministrativa, il DPR 445/2000. Niente da fare.
Se davvero si vuole rendere più facile il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, la sola cosa da fare è attuare le disposizioni del codice dell'amministrazione digitale, che impongono agli uffici di rendere disponibili sul web gli strumenti per la comunicazione e lo svolgimento delle "pratiche" (con tutto quello che questo comporta nella riorganizzazione delle procedure).

La penultima "semplificazione annunciata" è quella di cui abbiamo parlato sul numero scorso (la scorciatoia per i disonesti), che consente di scavalcare il controllo di legalità del notaio per i trasferimenti delle quote delle società a responsabilità limitata: si vedano il commento di Enrico Maccarone I "postini" e la certezza del sistema e il comunicato del Consiglio nazionale del notariato.

Apriamo una breve parentesi. Nel documento del Notariato si accenna a illeciti, verificati in Canada e negli USA, commessi grazie alla firma digitale. E' un problema serio, causato dal fatto che non esiste ancora la certezza che il dispositivo sicuro per la firma sia nelle mani del titolare. E' il nodo cruciale della sicurezza della firma digitale: ne abbiamo parlato molte volte, l'ultima meno di una settimana fa, e ritorneremo sull'argomento.

Ritorniamo alla semplificazione. Che ne dite della trovata (questa non è recente) alla base del cosiddetto "precesso telematico"? Per agevolare il passaggio alla trasmissione telematica degli atti del processo civile e amministrativo, per un tempo indefinito le cancellerie dei tribunali dovranno istituire due diversi fascicoli per la stessa causa, uno cartaceo e uno digitale. Gli atti cartacei dovranno essere digitalizzati e inseriti nel relativo fascicolo, quelli digitali dovranno essere stampati su carta e inseriti nell'altro. Perfetto, considerando lo stato di intasamento cronico che affligge le cancellerie.

Semplificazione nel riconoscimento dei cittadini. Prima si inventa la carta d'identità elettronica, con la tecnologia più complessa e costosa possibile, quella della "banda ottica". Poi, siccome la CIE è troppo complicata, si aggiunge la CNS, carta nazionale dei servizi, e poi ancora la tessera sanitaria. Ma la tecnologia si evolve e gli accordi internazionali identificano un sistema di riconoscimento molto più semplice ed economico, adottato nel passaporto elettronico. E il legislatore italiano, invece di buttar via il decrepito progetto della CIE e adottare la nuova e più economica tecnologia, aggiunge al vecchio il nuovo, inventando un documento ancora più complicato (vedi CIE: un miliardo di euro buttati via?).

Per restare al processo telematico, la semplificazione che dovrebbe derivare dall'accesso a distanza ai registri delle cancellerie è vanificata dal fatto che non è stata adottata anche una tessera "di funzione" per i collaboratori dello studio. Sicché l'avvocato o provvede di persona, o affida la sua carta e il suo PIN alla segretaria o al praticante, commettendo un'azione pericolosa, oltre che illecita (vedi Se la firma digitale diventa un'odissea di Andrea Monti e Processo telematico: in difesa della segretaria di Daniele Coliva).

Ancora.  La dematerializzazione dei documenti contabili e fiscali può essere un formidabile fattore di semplificazione. Ma, secondo l'Agenzia delle entrate, Per dematerializzare si deve materializzare il dematerializzato, che non è esattamente una semplificazione. Come non è una semplificazione l'obbligo di usare la firma elettronica qualificata per "sigillare" le fatture, quando una semplice segnatura elettronica risolve il problema (ma il Ministero dell'economia, nel decreto 23 gennaio 2004, riesce a identificare ben cinque tipi di firma o sottoscrizione elettronica o digitale, superando in confusione le definizioni allora vigenti nel testo unico sulla documentazione amministrativa).

E ora non resta che aspettare i prossimi proclami.

 

Inizio pagina  Indice della sezione  Prima pagina © InterLex 2008  Informazioni sul copyright