Quei gran tubi pieni di nulla
di Giancarlo Livraghi* - 03.10.02
La storia delle tecnologie è piena di presunte "soluzioni miracolose"
che dovrebbero risolvere tutti i problemi. Quelle che servono davvero per
evoluzioni importanti passano spesso inosservate. Altre, cui si attribuiscono
capacità taumaturgiche, spariscono dopo qualche anno. Oppure producono
risultati utili, ma diversi da quelli che si immaginavano. Ci si sbaglia anche
nelle analisi a posteriori. Per esempio alla fine del 2001 si è
celebrato il centenario dell'invenzione di Marconi come nascita della radio
- ma non e' vero. Era "telegrafo senza fili". La radio si sviluppò vent'anni
più tardi (vedi La nascita
della radio e l'evoluzione turbolenta).
Ora si fa un gran parlare della "banda larga". Si dice che la diffusione
dell'internet è frenata da una insufficiente capacità di trasporto dei dati.
Il che è palesemente falso - ma ci sono forti interessi in gioco cui conviene
diffondere quella superstizione.
In un altro articolo
ho parlato dei valori "storici" della rete che non è opportuno dimenticare.
Ciò che vorrei ricordare qui è che la rete funzionava, meglio di oggi, quando
la "banda" disponibile era assai meno di quella attuale e sembravano veloci
i modem che trasferivano 2.400 bit al secondo (mentre oggi non ci si accontenta
di 64.000 - e a qualcuno sembrano scarsi anche 640 k).
L'aumento di bandwidth dipende solo in parte dalla crescente
disponibilità di strumenti di trasporto (cavi, satelliti, reti "fisse" e
"mobili"). Ci sono soluzioni tecniche - come la compressione e la
separazione di frequenze - che permettono di far passare una quantità
enormemente maggiore di dati attraverso i canali già esistenti. Il risultato è
che quei "tubi" sono troppi, enormi e vuoti. Si stima che oggi sia
utilizzato circa il 2 per cento della "banda" disponibile.
I canali di trasporto sono una commodity sovrabbondante. L'offerta
eccede enormemente la domanda - mentre i costi scendono, con tendenza quasi ad
azzerarsi. In un reale "mercato" ci sarebbe una precipitosa discesa dei
prezzi. Ma c'è un "cartello", una specie di Opec delle telecomunicazioni,
un "confusopolio" che frena la riduzione delle tariffe mentre si affanna a
cercare soluzioni per "riempire" l'esagerata e inutilizzata capienza dei
tubi.
Di "confusopolio"
(cioè di sistemi oligopolistici per confondere l'offerta invece di ridurre il
prezzo) si parla dal 1998 - e il fenomeno continua a essere confermato dai
fatti.
Molti guadagnano sul commercio di "banda". Chi ce l'ha, chi la compra e
la rivende, chi ha una quota di lucro sull'interconnessione, chi riesce a
inventare pretesti per appesantire il traffico. Siamo assediati dalle proposte e
dai marchingegni che cercano a tutti i costi di farcene consumare di più.
Le connessioni veloci non sono inutili. Servono per parecchi usi specifici.
Il più ovvio è la televisione - o altri sistemi audiovisivi, come per
esempio le videoconferenze (ma la televisione non è l'internet - e
soprattutto l'internet non è la televisione). Ci sono anche altre attività
rilevanti che richiedono un trasferimento pesante di dati. L'ingegneria, l'architettura,
la grafica, l'editoria, varie applicazioni scientifiche e tecniche. Soluzioni
per uccidere (come le applicazioni militari) o per salvare vite (come, per
estremo, un intervento chirurgico "in connessione remota"). O, più
semplicemente, il caso di chi ha spesso motivo di prelevare o trasferire in rete
software ingombrante.
La "banda larga" è una risorsa - per chi davvero ha motivo di usarla.
Ma è insensato proporla "a tutti", chiederne un prezzo ingiustificabile
rispetto ai costi, inventare ogni sorta di pretesti per riempirla di cose
inutilmente ingombranti.
Nonostante le pressioni, non tutti si lasciano incantare. Nei paesi dell'Ocse
la "banda larga" raggiunge meno del 2 per cento degli utenti della rete.
Mentre altri fattori influiscono su un rallentamento. Vedi La crescita rallenta?
Non ha senso inseguire ad infinitum il mito della "multimedialità".
La base della comunicazione in rete è e rimane la parola scritta (lo strumento
più efficace è anche quello che produce il minor "carico di banda"). Il
problema più grave è che se si concentra tutta l'attenzione sui presunti
miracoli della "banda larga" si perdono di vista i valori reali. Si
giustificano posizioni di attesa e di inerzia. E, al tempo stesso, si
moltiplicano iniziative banali, pretestuose, cariche di apparenza e prive di
contenuto, invece di impegnarsi su ciò che conta: la qualità dell'informazione,
del dialogo e del servizio.
***
A proposito di quello che viene chiamato the broadband fiasco c'è
un interessante articolo pubblicato il 10 dicembre 2001 da Gerry McGovern What
the broadband meltdown tells us in cui fa notare che dopo dieci anni di
mitologia ed "evangelizzazione" sui miracoli della "banda larga" i
risultati non sono soltanto fallimentari e deludenti ma anche decisamente
dannosi.
Negli anni Novanta - osserva McGovern - le imprese tecnologiche
(e i media che da loro traggono nutrimento) si sono comportate come se drogate
da forti dosi di allucinogeni. Tutto era velocità e accelerazione. La
necessità di velocità era diventata un mantra religioso fra i guru della
tecnologia. La "banda larga" era la sola cosa che contava. Molte
attività erano progettate con il principale obiettivo di consumare la maggior
quantità possibile di bandwidth.
Un'altra lezione che si ricava da questo fiasco è che la rete dev'essere
trattata per quello che è, non per quello che i tecnologi e i disegnatori
grafici immaginano che debba essere. La mentalità broadband scivola sulla
superficie della rete, tenta di renderla luccicante, decorativa e appariscente.
Così si sono sviluppati milioni di pessimi siti web. Quei siti tentano di
essere riviste patinate, spettacoilari film. Hanno fallito miseramente.
Studio dopo studio si ha continuamente la stessa conferma: le persone che
usano la rete in tutti i continenti non vogliono siti web spettacolari,
ostentazioni ed esibizionismi. Vogliono siti funzionali, con contenuti utili e
pagine che si scaricano rapidamente. Vogliono informazioni complete e bene
organizzate. Vogliono sistemi efficienti di ricerca. Vogliono supporto di
qualità, servizio, processi semplici e robusti.
Tutte queste cose - tutte le cose che le persone vogliono dalla rete -
non hanno bisogno di "banda larga". Coloro che credevano di acchiappare
tesori seguendo l'arcobaleno broadband hanno fallito perché non hanno capito
quali ricchezze si possono trovare con siti web semplici e ben progettati.
Per tutto ciò che davvero serve in rete, conclude l'analisi di Gerry
McGovern, la broadband è inutile. |