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Telecomunicazioni

Antenne centralizzate ed esercizi di federalismo

 di Eugenio Prosperetti* - 05.05.05

 
Il 2005 verrà ricordato dagli abitanti di Torino, forse, come l'anno in cui è entrato in vigore il termine previsto dal locale regolamento di polizia urbana (regolamento n. 221 del 25 luglio 2002, art. 13 bis, sez. II) per lo smantellamento delle antenne satellitari poste su balconi e facciate, a favore delle antenne satellitari centralizzate o, comunque, poste sul tetto dell'edificio lato cortile interno e, possibilmente, mimetiche o trasparenti.
Chi non si adegua, rimuovendo la propria installazione su balcone o facciata in favore di una installazione centralizzata o a tetto, secondo i dettami del regolamento sopra citato riceve una sanzione da 25 a 500 euro.

Colpisce chi si trova a occuparsi di materia di emittenza che un comune, pur di ragguardevoli dimensioni, intervenga con tale forza su una questione tanto delicata quale il diritto di antenna.
L'apparato definitorio del codice delle comunicazioni elettroniche consente di affermare che le parabole sono antenne a pieno titolo e ricadono nell'ambito di applicazione degli articoli 91 e 93 del codice stesso.

La prima norma citata disciplina le limitazioni legali della proprietà per quanto riguarda le installazioni di impianti di comunicazione elettronica (tra cui le antenne satellitari),
La seconda stabilisce che "le Pubbliche Amministrazioni, le Regioni, le Province ed i Comuni non possono imporre, per l'impianto di reti o per l'esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, oneri o canoni che non siano stabiliti per legge".

Da ciò deriva che solo la legge nazionale può limitare il diritto del proprietario a installare antenne per quanto riguarda servizi di comunicazione elettronica. Tale normativa è esplicazione pratica del "diritto di antenna" che trova la sua base nell'art. 21 della Costituzione: ognuno ha libertà di manifestazione del pensiero, il cui presupposto è la libertà/diritto ad essere informati, e l'antenna è un mezzo per ricevere tali informazioni.

Non si vuole però così negare che un problema esista: foreste di antenne, frutto di una sostanziale deregolamentazione, potrebbero creare alla lunga un problema paesaggistico che un Paese come l'Italia, che fa del turismo una risorsa, potrebbe sentire particolarmente.
Tali considerazioni sono alla base della necessità di un intervento e della conseguente necessità di cimentarsi in qualche "esercizio di federalismo": riguardo al tema della centralizzazione delle antenne (satellitari e non). Tali "esercizi" si risolvono nell'individuare il livello (enti locali, regione o Stato) a cui la regolamentazione dalla materia è più opportuna ed efficace.

Il principio della sussidiarietà, pienamente recepito nel nostro ordinamento, prevede che l'azione regolatoria debba essere esercitata al livello più vicino ai cittadini dove è efficiente. E' possibile che avvicinando troppo ai cittadini alcuni tipi di regole, queste provochino squilibri indesiderati e viceversa.
Occorre allora domandarsi se i singoli comuni siano effettivamente competenti a regolare il "diritto di antenna" alla luce delle citate prescrizioni del codice delle comunicazioni elettroniche ma, soprattutto, alla luce di ragionamenti fondati sul principio di sussidiarietà.

Ammettendo che ogni comune possa introdurre una propria regolamentazione, si potrebbe avere uno scenario possibile in cui un cittadino, spostandosi sul territorio, passa da zone dove una tecnologia risulta libera e diffusa (magari agevolata!) a zone dove la medesima tecnologia è meno diffusa in quanto l'ente locale competente applica una normativa che rende l'oneroso l'acquisto dei relativi mezzi di ricezione. In tal modo l'ente locale risulta di fatto influenzare il modo in cui i propri residenti acquistano informazioni e contenuti. Ciò ha ripercussioni costituzionali non indifferenti.

Inoltre, alcuni enti locali stanno, a quanto sembra, studiando o applicando misure di fiscalità agevolata per agevolare la centralizzazione degli impianti. Al proposito si ritiene che una iniziativa di incentivazione basata sulla fiscalità locale potrebbe essere un'ottimale soluzione al problema ma, a maggior ragione, essa dovrebbe essere coordinata a livello nazionale e considerare un ampio raggio di tecnologie (antenne tradizionale, satellitari, cavo, ecc.). Lo strumento fiscale è infatti di competenza comunale, ma il fine per cui deve essere utilizzato si ritiene sia di competenza statale.

A tal proposito, la consultazione recentemente bandita dal Ministero delle comunicazioni sul tema della centralizzazione delle antenne (tradizionali) potrebbe essere un buon punto di partenza per estendere il dibattito e portare sul tavolo il problema.
Il tema in questione, è bene sottolinearlo, prescinde da qualunque considerazione su piattaforme, decoder e altro: un'antenna può essere collegata a una pluralità di tecnologie, aperte o proprietarie; gli incentivi all'antenna sono dunque meri incentivi all'informazione e gli oneri sull'antenna sono oneri sull'informazione.

Per un'ampia tutela del diritto di antenna si schiera anche la giurisprudenza. Si vedano, tra le molte decisioni in materia, Cassazione civile, sez. II, 6 novembre 1985 n. 5399 e Cassazione civile, sez. II, 6 novembre 1985 n. 5399, secondo cui "Il diritto alla installazione, nel lastrico solare di un edificio condominiale, di un'antenna autonoma, nonché al passaggio delle condutture, fili o qualsiasi altro impianto occorrente per il funzionamento degli apparecchi radioriceventi e televisivi, sia esso qualificato come diritto soggettivo di natura personale oppure come diritto costituzionalmente protetto alla libera manifestazione del proprio pensiero e alla libera ricezione di quello altrui ex art. 21 cost., non incontra, nei rapporti tra privati, alcun altro limite oltre quello di ostacolare e impedire il pari diritto altrui oppure di pregiudicare, nel caso di installazione su proprietà esclusiva di un singolo condomino, il diritto di proprietà di quest'ultimo, e nel caso di installazione su parte comune, l'uso del bene comune da parte degli altri condomini".

Non c'è molto tempo, i Comuni stanno già agendo da tempo per regolare a loro modo (giusto o sbagliato che sia) il fenomeno e alcune aziende stanno cercando di "fronteggiare l'emergenza" con incentivi di tasca propria per le nuove installazioni. Si auspica dunque un dibattito il più possibile aperto e un attento studio della questione a tutti i livelli.
 

* Consulente Portolano Colella Cavallo Studio Legale - eprosperetti @ portolano.it 

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