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 Le regole dell'internet

Spazi elettorali e limiti alla libertà di espressione
di Manlio Cammarata - 10.06.99

Ci sono norme che regolano l'uso degli spazi sull'internet per la propaganda elettorale? Questa domanda ci è stata posta più volte in questo periodo e la questione è stata liquidata in poche righe da Andrea Monti (vedi Pubblicità elettorale sul Web?): nessuna norma, le disposizioni per la stampa e l'emittenza radiotelevisiva non sono estensibili per analogia. Non sarebbe il caso di aggiungere altro, ma l'iniziativa del Comune di Bologna, che ha dettato alcune regole sull'uso della rete civica Iperbole, richiede alcune considerazioni.

Che la normativa in vigore per la stampa e la televisione non sia applicabile all'internet è fuori discussione, come conferma il parere espresso dall'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni: Tali disposizioni, - scrive l'Autorità - limitative di alcune forme di manifestazione del pensiero (a salvaguardia di altri principi di valenza costituzionale, quali la libertà di scelta degli elettori e la democraticità della competizione elettorale; v. Cassaz. 478/98), non appaiono suscettibili di integrazione analogica con riguardo a forme di comunicazione che si avvalgono di mezzi diversi, in particolare di Internet, che costituisce un mezzo autonomo e con proprie caratteristiche del tutto peculiari, distinto dalla stampa e dalla radiotelevisione (si vedano anche i nuovi regolamenti elettorali emanati dall'Autorità).
Si tratta di norme speciali, che determinano minuziosamente gli obblighi degli editori in relazione alle caratteristiche specifiche dei mezzi, distinguendo anche l'ambito di diffusione dei giornali e delle emittenti, sicché è impossibile qualsiasi estensione analogica.
Fra l'altro è difficile riscontrare analogie tra stampa e televisione da una parte, e internet dall'altra, proprio in relazione agli aspetti rilevanti per la disciplina sulla propaganda e sulla pubblicità elettorale: la diffusione della rete è illimitata, come è illimitato lo spazio che un provider può mettere a disposizione sia dei suoi abbonati, sia di chiunque altro voglia intervenire in un'area di discussione o in una mailing list.

Nonostante queste premesse la decisione del Comune di Bologna è corretta, perché Iperbole è una struttura pubblica, messa a disposizione dei cittadini con il fine dichiarato di realizzare anche un'agorà politica. Quindi le limitazioni per la propaganda elettorale rientrano nei limiti che devono essere posti per assicurare la correttezza del dibattito democratico in una struttura pubblica.
Inoltre deve valere un principio di autonomia del provider, che deve essere libero di decidere le regole per l'uso degli spazi che mette a disposizione dei suoi abbonati e della collettività. Di conseguenza, anche un fornitore di servizi privato potrebbe liberamente stabilire regole per l'uso degli spazi resi disponibili, gratis o a pagamento, per l'informazione o il dibattito politico.

E' chiaro che stabilire regole di questo tipo implica un filtro e un controllo sui contenuti, e di conseguenza la responsabilità del provider sia nei confronti di soggetti che potrebbero ritenersi ingiustamente discriminati, sia - eventualmente - nei confronti di terzi che potrebbero subire un danno da affermazioni pubblicate nell'area "moderata".
Quest'ultima indicazione richiede una serie di "distinguo", anche perché il moderatore potrebbe esplicitamente attribuire agli autori tutta la responsabilità dei contenuti. Nel caso poi di testate giornalistiche registrate ai sensi della legge 47/48 si potrebbe configurare anche una responsabilità penale per "omesso controllo" (articolo 57 del codice penale).

Si torna così al sempre vivo problema della responsabilità del provider e all'importanza dell'autodisciplina. Si deve riflettere sul fatto che il Comune di Bologna ha attuato autonomamente proprio le disposizioni sull'autoregolamentazione che la normativa sulla pubblicità elettorale pone a carico della stampa e delle emittenti televisive. Il risultato è la chiarezza dei rapporti tra chi fornisce lo spazio e chi lo utilizza e, nello stesso tempo, un'assunzione di responsabilità ben definita.

Arrivati a questo punto, è ipotizzabile un malaugurato intervento legislativo che ponga qualche limite alla comunicazione elettorale sull'internet, in analogia con la carta e l'etere?
Da una parte, per i motivi esposti all'inizio, l'analogia è improponibile: mancano i presupposti della limitatezza delle risorse, oltre che la delimitazione dei confini entro i quali le norme potrebbero essere applicate.
Ma le tentazioni legislative, soprattutto quando si tratta dell'internet, sono sempre in agguato. Così si legge nel
parere reso al Comune di Bologna dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna: Infine, verificato che la legislazione esistente è lacunosa in merito agli strumenti di comunicazione ed informazione pubblici diversi dalla carta stampata e dal sistema radiotelevisivo, questo Comitato provvederà ad inviare all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni apposito appunto nel merito, con particolare riguardo alla Sua già citata nota.

Bene, in questo caso la legislazione può restare lacunosa, perché la rete è uno spazio aperto e illimitato. Qualsiasi intervento limiterebbe la libertà di espressione senza per questo assicurare maggiore soddisfazione di altri diritti costituzionalmente rilevanti, quali la libertà di scelta degli elettori e la democraticità della competizione elettorale, come scrive l'Autorità per le garanzie.

Tutto questo ci porta a sottolineare ancora una volta l'importanza dell'autodisciplina, cioè dell'adozione e del rispetto di codici deontologici, anche per evitare interpretazioni fantasiose della normativa o tentazioni di etero-disciplina che sarebbero comunque funeste per la libertà della rete.
Si dovrebbe considerare che autoregolamentazione non significa tanto "autolimitazione", quanto assunzione di responsabilità limitate e chiare per tutti, con il risultato di "blindare" la libertà della rete, degli operatori e degli utenti.