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InterLex - RIVISTA DI DIRITTO TECNOLOLOGIA INFORMAZIONE

 

Covid-19, chi paga i tamponi? Risposta a sorpresa...

Privacy e sicurezza - Paolo Ricchiuto* - 11 novembre 2021

Facciamo un gioco. Fingiamo per un attimo che non esista una normazione primaria o regolamentare per affrontare la pandemia. Ed eliminiamo quindi per un attimo anche il Green Pass dal panorama degli obblighi e degli adempimenti. Domanda: nel momento in cui si diffonde un virus potenzialmente letale, potrebbe mai un datore di lavoro considerarsi libero di organizzare a suo piacimento le misure organizzative e tecniche per contrastare i rischi che si vengono a creare sul luogo di lavoro?

La risposta è ovviamente no, poiché è in gioco l’intero impianto delle disposizioni sulla sicurezza sul lavoro, compendiate nel DLGV 81/08 "in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro".
Dunque l'effettuazione di un tampone su un lavoratore, vista alla luce di quei principi, potrebbe assumere tutta un’altra portata. E sollevare non poche perplessità sulle polemiche tra chi vuole il costo del tampone a carico del lavoratore e chi lo chiede a carico dello Stato.

E’ sufficiente infatti ripercorrere l’impalcatura tutta del decreto 81, per rilevare un dato estremamente semplice: che si parli di rischi generici, o di rischiosità specifiche, è il datore di lavoro che è tenuto a un ventaglio complesso di adempimenti, ivi compresa , ad esempio, la dotazione al lavoratore, a spese dell’azienda, dei dispositivi di protezione individuale che permettono di contenere i rischi per la salute dei dipendenti.

Obblighi, questi, che con queste stesse identiche caratteristiche, compreso l’onere economico a carico dell’azienda, operano anche nello specifico ambito dell'esposizione ad "agenti biologici" (art. 266 e ss. DLGV  81/08) , per tali intendendosi "qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni": se sono un lavoratore che, per rendere la sua prestazione, è inevitabilmente esposto ad una contiguità con tali "agenti", è automatico, e nessuno lo ha mai seriamente messo in discussione, il fatto che ogni onere economico conseguente alla adozione di misure atte a contenere il rischio, nasca e resti a carico del datore di lavoro.

Continuiamo il nostro gioco. E veniamo ad oggi: per entrare sul posto di lavoro è necessario "possedere ed esibire" il Green Pass.
Domanda: possiamo considerare questo adempimento non solo necessario, ma anche sufficiente? Lo dico in un altro modo: creare una comunità di soggetti sul posto di lavoro dotati di Green Pass, e dunque o vaccinati o tamponati, esime il datore di lavoro da qualsiasi altra valutazione di rischio e dalla adozione di ulteriori misure (da sovrapporsi a quelle solite, del distanziamento e della mascherina)?

Parliamo innanzitutto dei vaccinati: chi ci capisce qualcosa è bravo, ma quanto sembra emergere in modo ormai conclamato, è che anche chi è vaccinato può contagiarsi ed è in grado di contagiare (in che misura, lo sanno solo gli scienziati, o forse non lo sa nessuno – certo, mi si consenta una notazione personale, non lo sanno i NO VAX).

Qui nasce una prima perplessità: se infatti io, datore di lavoro, guardassi al Green Pass con gli occhiali del DLGV 81/08, forse potrei pormi il dubbio che essere vaccinati non basta, in quanto l’unica certezza reale (e cioè, l’unica via sostanziale ed effettiva per garantire la salute dei miei dipendenti), sarebbe effettuare giornalmente a tutti un tampone, che sia in grado di darmi davvero la sicurezza che chi entra a lavorare non può trasmettere l’infezione.

Si fermerebbe il mondo. E quindi tutti stiamo facendo finta di nulla. Ma se ci pensiamo bene, un "medico competente" particolarmente coscienzioso potrebbe, alla luce di quanto la quarta ondata sta annunciando, mettere sul tavolo un problema davvero esplosivo.

E i non vaccinati? Devono fare il tampone. Bene. Ma allora la domanda è semplice: perché mai, se espongo il mio lavoratore al rischio di contagio con agenti biologici, devo pagargli i dispositivi di protezione individuale, e se invece voglio garantirlo dal rischio di non prendersi il Covid, il tampone se lo deve pagare lui ?

P.S.: Ultima regola del gioco: La risposta: “cavoli suoi, si potrebbe vaccinare”, non vale!

* Avvocato in Roma

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