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 Pubblica amministrazione e open source

Bandi di gara on line, non serve la carta
di Luigi Gambardella* - 09.11.2000

La proposta di legge sulla semplificazione amministrativa, approvata dal Senato il 6 luglio 2000, aveva eliminato l'obbligo di pubblicazione sui giornali di bandi di gara per appalti pubblici, obbligo previsto dalla "Merloni ter". I promotori ne sottolineavano infatti la pressoché totale inutilità ai fini della trasparenza e della diffusione effettiva degli annunci di gara. Gli emendamenti proposti dalla Commissione affari costituzionali della Camera (in particolare l'emendamento Soda, gruppo DS), hanno reintrodotto tale obbligo.
Tuttavia, alcune riflessioni suggeriscono che tale obbligo è del tutto inutile:

  1. Il processo di armonizzazione comunitaria: gli sforzi a livello europeo non sono ancora sufficienti per assicurare l'ampia diffusione e la trasparenza dei bandi di gara per gli appalti pubblici, infatti oltre il 90% delle forniture soggette a gara è stato effettuato nello stesso Stato membro in cui l'appalto è stato bandito.
    Nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Lisbona (23-24 marzo 2000), la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri erano stati sollecitati a "prendere i provvedimenti necessari per garantire che entro il 2003 le procedure relative agli appalti comunitari e pubblici siano espletate per via elettronica". Il 30 agosto 2000, è stata presentata dalla Commissione una direttiva relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture, di servizi e di lavori. La proposta della Commissione "intende consentire in futuro a ciascuna entità di decidere il ricorso ai mezzi elettronici, escludendo tutte le altre possibilità". Secondo la Commissione, ciò favorirebbe un maggiore ricorso ai mezzi elettronici in tutte le comunicazioni e gli scambi di informazioni, oltre a presentare indubbi vantaggi per il "considerevole guadagno di tempo nello svolgimento di una procedura". L'obbligo esistente a livello comunitario di pubblicità in tutto il territorio dell'Unione di alcuni bandi di gara per gli appalti pubblici ha stimolato lo studio di sistemi innovativi per la raccolta e la selezione degli avvisi di gara.
  2. Il benchmarking internazionale: in nessuno dei paesi europei esiste un obbligo assimilabile a quello italiano di pubblicazione di bandi ed avvisi di gara sulla stampa locale e nazionale, ad eccezione della Grecia, dove le amministrazioni sono tenute alla pubblicazione degli avvisi su tre quotidiani nazionali, oltre che a quelle ufficiali. In Austria, primo paese europeo che si avvia a conformarsi alle indicazioni della Commissione, è all'esame degli organi legislativi un progetto di legge che impone alle amministrazioni la pubblicazione online degli avvisi di gare di appalto. In Francia, il Code des Marchés Publics impone che i tutti i bandi di gara vengano trasmessi al Ministère de l'Economie, des Finances et de l' Industrie, che ne assicura la pubblicazione (obbligatoria) sul BOAMP (Bulletin Offieciel des Annonces des Marchés Publics), in versione cartacea ed elettronica, da cui sono liberamente accessibili al pubblico (http://journal-officiel.gouv.fr/boamp/r1.htm). Sono anche disponibili motori di ricerca che permettono un accesso facile e personalizzato agli annunci. Nel Regno Unito, il governo incoraggia la pubblicazione su Internet dei bandi di gara, e non è previsto alcun obbligo di pubblicazione sui giornali. Negli Stati Uniti, le amministrazioni non sono tenute alla pubblicazione sulla stampa periodica né online, anche se le amministrazioni ricorrono a internet con sempre maggior frequenza, prevedendo il trasferimento di tutte le gare in rete entro tre anni.
  3. Gli studi analitici: nell'ambito delle sua attività anche l'Osservatorio delle relazioni tra imprese e pubblica amministrazione dell'Università Bocconi afferma che l'obbligo di pubblicazione dei bandi ed avvisi di gare di appalto rappresenta una forma di "sostegno economico" all'editoria piuttosto che un "miglioramento negli acquisti della pubblica amministrazione" e che il processo di armonizzazione comunitaria potrebbe agire da freno al forte aggravio dei costi di pubblicità delle gare.
  4. Si aggiunga che, con l'ormai imminente entrata a regime della firma digitale, tutte le comunicazioni relative alle gare potranno essere scambiate via e-mail, con pieno valore legale.

E' da augurarsi che il Senato anche tenendo conto di quanto avviene in altri Stati europei voglia mantenere il testo originario in modo da permettere, ma non obbligare, la pubblicazione su forma cartacea. Personalmente sono convinto che sarebbe opportuno indicare chiaramente la necessità di procedere esclusivamente on line.

* Presidente Puntoit