Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

 

 Pubblica amministrazione e open source

La proposta degli informatici della pubblica amministrazione
ANIPA (Associazione nazionale degli informatici della PA) - 02.11.2000

L'ANIPA intende dare il proprio apporto allo sviluppo dell'autonomia del software in campo nazionale ed europeo sostenendo la crescita dell'open-source quale strumento di crescita economica e di divulgazione di una vera cultura informatica, basi di un cambiamento cui le Istituzioni sembrano volersi sottrarre.

La nostra Associazione ha deciso di impegnare le proprie risorse e porsi come elemento catalizzante del patrimonio umano, delle conoscenze e delle energie presenti per divulgare la filosofia dell'open-source e sviluppare un diverso approccio con l'informatica quale via per affrancare la nazione da una ingiustificata ed inopportuna dipendenza tecnologica ed economica. Quanto proponiamo è un'ipotesi di lavoro da sviluppare e precisare nei particolari ma che, a grandi linee riteniamo possa raggiungere l'obiettivo in tempi discretamente brevi. L'elemento di novità che introduciamo, o meglio innestiamo, nelle proposte già presenti per lo sviluppo dell'open-source in Italia è il contesto: la Pubblica Amministrazione. L'ANIPA ha iscritti in tutti i settori dello Stato, del Parastato, degli Enti locali, delle ASL, e tale diffusione ha generato un vasto patrimonio di conoscenze tecniche, sistemistiche e applicative, collegate, sul campo, alle realtà operative. I tempi sono più che maturi per uscire dal quel "sonno dogmatico" che fa coincidere l'informatica con i prodotti legati ad un solo sistema operativo e nel quale i vertici dell'informatica pubblica hanno ristretto non solo noi informatici ma anche le giovani forze che si affacciano, disarmate, al mondo del lavoro.

L'ANIPA sta organizzando un pool, che chiameremo "Agenzia", formato da esperti provenienti da tutti i settori interessati disponibili a partecipare, nello spirito che in tutto il mondo anima i fautori dell'open-source, all'impresa che può portare ad una rivoluzione copernicana. Tale Agenzia deve svolgere l'attività di raccordo tra il mondo dello sviluppo e quello degli utenti mantenendo quella sana deregulation che ha permesso la naturale crescita dell'open-source ma garantendo della qualità dei prodotti. In breve, si devono fornire i due elementi che attualmente impediscono l'affermarsi dell'open-source nelle aziende: la certificazione del prodotto e l'assistenza.

Per la certificazione, abbiamo previsto una libreria ufficiale dei prodotti validati dalla quale gli stessi possono essere scaricati con la certezza della loro stabilità e rispondenza alle specifiche; ad ogni singolo prodotto si affianca una scheda che ne descrive le caratteristiche, le funzioni svolte e l'elenco degli utenti che già lo utilizzano. Il primo passo per la creazione di questa libreria è organizzare l'esistente con la relativa documentazione. Ma le esigenze della PA, specie quelle applicative, non possono esaurirsi con l'uso dei prodotti già disponibili e quindi è necessaria una metodologia che raccolga le necessità, ne stabilisca le priorità per poi definire le specifiche operative del prodotto richiesto da fornire all'area dello sviluppo.

Lo sviluppo: punto cruciale dell'open-source, l'incrocio tra il volontariato e il profitto, tra il mondo infinito, reticolare e silenzioso dei gruppi e dei pensatori indipendenti e quello circoscritto, strutturato, organizzato tipico dell'azienda. Si è molto dibattuto su questo tema, ma mai nell'ottica di una PA, forse è proprio questa vista utente a poter dare una soluzione equa e convincente al problema di avere del software di qualità, a basso costo e remunerativo per chi lo sviluppa. La crescita dell'open-source deve considerarsi come un fenomeno naturale, legato a fattori più disparati, in particolare alla psicologia umana, all'emulazione, al desiderio di migliorarsi, di partecipare, tutto questo sempre sotto l'ala rassicurante della autonomia, indipendenza e perché no, anche di goliardica confusione.

Incanalare un fenomeno di questo genere non è semplice e il rischio di farlo appassire e rendere sterile entro gli angusti argini di una struttura burocratica diventa una certezza. È necessario dare una motivazione al popolo del bazar perché questo continui, anche su di una piazza dalle diverse caratteristiche, a produrre, testare, correggere, implementare e rilasciare quel fiume di codice che nessuno è riuscito ad arginare. Si tratta quindi di motivare e gratificare i produttori di software libero siano essi aziende, università, gruppi temporanei di persone o singoli specialisti: nella PA è possibile offrendo garanzie di obiettività, ma in primo luogo di remunerare i migliori secondo il metodo più democratico: il successo decretato al prodotto dagli stessi utilizzatori.

Per il software richiesto ad hoc dall'Agenzia basterebbe istituire un sistema che conferisca al produttore una royalty per ogni copia del prodotto utilizzata da una istituzione pubblica; indicativamente una cifra anche unitariamente bassa potrebbe essere un introito più che appetibile anche per una grossa azienda allorquando il fattore di moltiplicazione dovesse superare il migliaio, numero facilmente raggiungibile pensando al vasto bacino di utenza.
I costi, a confronto di quelli attualmente pagati per i prodotti proprietari sono irrisori mentre è fatto salvo lo spirito dell'open-source piacevolmente condito da una qualche gratificazione economica.

Ma anche la cultura informatica in generale ne trarrebbe un beneficio dovuto alla grande quantità di software leggibile e copiabile a disposizione, alla possibilità di confrontarsi e cooperare, alla nuova frontiera che con hardware a basso costo e software gratuito si aprirebbe per tanti giovani che hanno interesse a vivere l'avventura informatica.
D'altro canto la frantumazione di un monopolio che attualmente controlla sapientemente il mercato in tutti i suoi aspetti provocherebbe la nascita di tante aziende che dovrebbero affrontare e supportare il nuovo scenario con l'assistenza, lo sviluppo e la penetrazione di questi prodotti anche nell'area della produzione e dei servizi non pubblici. La nostra proposta è al "primo rilascio" e necessita di una messa a punto che deve tuttavia essere molto rapida per non accumulare ulteriori ritardi ed iniziare lo sfruttamento di una delle poche materie prime disponibili in Italia, la capacità creativa.

Ora la via politica è quella del decentramento sul territorio, della responsabilità del gestore della singola unità amministrativa, dell'autonomia: lasciamo che anche le scelte informatiche, pur rispondendo ad alcuni standard, siano libere a lascino liberi gli utenti nelle proprie scelte di spesa e di acquisizioni.