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 Nomi a dominio

ICANN: poca storia, molti problemi
2 - La "balcanizzazione" della Rete
di Sergio Baccaglini* - 07.06.01

3. Root alternativi: la balcanizzazione della rete

E' interessante notare come durante le due udienze governative gia citate (8 e 14 febbraio 2001) la questione dei "root alternativi" per la prima volta sia venuta alla luce con un certo peso. data anche la presenza tra i partecipanti di Leah Gallegos,presidente dell'Atlantic Root Network (ARNI).
La materia dei root alternativi è stata molto spesso trascurata per la sua complessità a livello tecnico, ha tuttavia dei risvolti pratici e delle possibili evoluzioni che meritano una breve trattazione per consentire di comprendere cosa s'intenda con "balcanizzazione della rete" e Web of Babel.

Consideriamo il fatto, non di dominio pubblico, che di Internet esiste una parte che può essere visitata e navigata solo dopo aver fatto un aggiornamento al proprio computer. Infatti, un semplice aggiornamento (modifica) via software, consente di navigare in siti altrimenti non raggiungibili, quali ad esempio: www.youcann.here oppure www.abc.news.
La stragrande maggioranza degli utenti Internet naviga solo nella Rete controllata dal Dipartimento del commercio americano, gestita a livello centrale da ICANN. Tuttavia, procedendo all'aggiornamento di cui sopra, è possibile accedere ad altri siti, altrimenti non visibili, non facenti parte della Rete controllata da ICANN e con circa 150 estensioni generiche disponibili, quali .shop .biz .here eccetera.

Indubbiamente il numero di utenti di questa seconda parte della rete è notevolmente inferiore a quello "ufficiale" (legacy root) gestito da ICANN e dal Governo americano con la collaborazione della Network Solutions.. All'interno di questa "Internet alternativa" esistono siti web che svolgono attività economica; in particolare quelli che hanno un'estensione di dominio del tipo .biz. (.biz, vale a dire business, unica reale alternativa appetibile per investitori, allo strapotere di .com)

Per cogliere quale sia "la questione root alternativi" basta considerare il fatto che ICANN tra i sette nuovi domini generici che ha selezionato ha incluso anche .biz, non attribuendo tuttavia la gestione del gTLD alla ARNI titolare del gTLD presso la rete alternativa, invece aggiudicando la registrazione dei domini .biz alla società JVTeam, ora divenuta NeuLevel.
Il problema pratico è quello più temuto per la stabilità di Internet stessa. Ciò che da più parti ci si domanda è: supponendo che esistano due nomi di dominio identici, ad esempio interlex.biz, registrati uno presso la rete ufficiale gestita da ICANN ed uno presso la rete "alternativa" gestita ad esempio dalla ARNI, quale dei due siti sarà visibile a chi digiterà www.interlex.biz?

Al momento attuale risposte chiare a questa domanda non ce ne sono, ma numerosi sono coloro che si sono detti molto preoccupati per la stabilità di Internet per il venire a mancare della certezza di corrispondenza di un indirizzo web ad un determinato sito. Gli stessi studiosi, tra loro Milton Mueller della Syracuse University, sostengono allo stesso modo che questi sistemi alternativi siano da approvare in quanto inquadrati in una sorta di ribellione allo strapotere di ICANN.
Parimenti non deve essere trascurato il fatto che lo stesso White Paper, cioè la legittimazione originaria su cui ICANN poggia, della quale parleremo in un prossimo articolo, si riferisce ai root alternativi, considerando come concetto fondamentale la necessaria stabilità della rete.

Proseguendo ulteriormente nel dibattito ora in corso tra gli alternative ed ICANN, due sono i risultati pratici che vengono considerati: in primo luogo, ICANN si muove in completa e totale autonomia dagli alternative, infatti, questi ultimi sono considerati non di competenza, essendo posti al di fuori del sistema che ICANN e il Department of commerce gestiscono, il cosiddetto Legacy Root; ed in secondo luogo, se collaborazione dovrà esserci, questa sarà nel senso degli alt-root che si "adattano" alla gestione di ICANN.

E' indubbio che la scelta di ICANN di inserire tra i nuovi sette domini generici anche .biz ha una logica di fondo piuttosto preoccupante, che consiste in primo luogo nel contrastare le possibili evoluzioni dei root alternativi, facendo affidamento sul fatto che per il 97% dei computer in rete all'inserimento di interlex.biz apparirà il sito registrato presso la rete ufficiale; ed in secondo luogo, nell'esplicita intenzione di eliminare un possibile suffisso generico, quale è appunto .biz, che di fatto avrebbe potuto attirare investitori nella rete alternativa in cui opera ARNI. (ICANN è stata in questo agevolata dalla mancata partecipazione alla selezione dei nuovi gTLD da parte di ARNI, a causa della mancanza di fondi).

Pare chiaro quindi che la materia dei root alternativi è complessa, è politica ed è strategica, ma allo stesso tempo è sintomatica di come si evolve la rete, sempre e comunque caratterizzata anche da iniziative private e da forti spazi libertari.
Anche la New.NET ha avviato un percorso che l'ha già portata ad avere oltre 41 milioni (!) di utenti che, sfruttando la tecnologia dell'azienda, hanno la possibilità di visitare siti con altre 20 estensioni, quali .sex .mp3 .medical ecc. New.NET è stata fondata nel Maggio 2000 da Idealab! (una net incubator americana, registry del suffisso .TV) e prevede per la fine di settembre 2001 che il 43% degli utenti web americani avrà accesso alle nuove estensioni.

L'iniziativa di New.NET è sicuramente oggetto di molta attenzione da parte degli osservatori della rete in quanto ha creato in breve tempo un'utenza molto ampia.
In particolare la New.NET è forte di collaborazioni importanti, quali quella con mp3.com, Excite, Earthlink e fastDNS oltre a numerosi ISP tra i quali anche il colosso americano Prodigy Comunications; tali collaborazioni hanno consentito di ottenere in un breve arco di tempo un'utenza molto numerosa; la chiave del successo di una tale iniziativa, infatti, resta principalmente negli appoggi con gli Internet service provider o con i grandi portali, in grado di predisporre l'utenza web all'utilizzo di determinati applicativi.

New.NET, infatti, è usufruibile attraverso l'installazione di un plug-in con il quale "sfrutta" i root ufficiali. In pratica: www.hospital.medical corrisponderebbe a www.hospital.medical.new.net; questo è possibile in quanto gli utenti di New.NET in realtà continuano a navigare nella rete ufficiale, ma grazie al plug-in installato viene "nascosto" il reale indirizzo web di 1° (net) e 2° livello (new).
Tralasciando i dettagli tecnici, l'attività di New.NET rappresenta sicuramente un modo non consono di ampliare la rete, tuttavia la sua vera importanza consiste nell'essere una sorta di "prova o sfida" nei confronti di ICANN usufruendo al tempo stesso di ICANN.

Al momento attuale New.NET "registra" per 25$ l'anno siti web con 20 estensioni generiche che, essendo differenti rispetto a quelle disponibili sulla rete ufficiale, non rischiano quindi di generare alcun tipo di confusione. In tal modo però costringe ICANN, teoricamente, a mai più utilizzare le stesse estensioni per futuri ampliamenti dei suffissi disponibili, pena la possibile frattura, confusione od instabilità nella rete.
Quindi, se altre società seguissero l'esempio di New.NET si verificherebbe una ipotesi, non del tutto remota, di una sorta di corsa all'acquisizione del TLD migliore; qualcosa di simile a quello cui ora assistiamo per i domini web di secondo livello, ma in questo caso per i suffissi finali, per i Top Level Domain.

Varrebbe anche in questo caso, per i TLD, il principio del first come first served? Una risposta autorevole in questo senso giunge dall'avvocato Jason Epstein, esperto di e-commerce e copyright dello studio Baker Donelson Bearman and Caldwell, il quale afferma con decisione l'inutilizzabilità del principio del first come first served, essendo privo di una base legale, ma al tempo stesso sottolinea il necessario indirizzamento della materia legale verso il campo dell'intellectual property rights. La regola in questo caso è che : "[...] rule is that there is no intellectual property rights to a TLD", non ancora almeno. Dello stesso avviso Jeffrey J. Neuman , legale della società NeuLevel Inc. futura registry del dominio .biz, il quale appunto afferma: "because generic top-level domains are not and cannot be considered intellectual property".

Sarà interessante in un futuro analizzare gli sviluppi di questa materia, in particolare gli sviluppi del gTLD più ambito della rete, il più attraente non solo dal punto di vista economico: .sex e .xxx. Al momento conteso da New.NET, ICM Registry e DomainNameSystems. (fonte: Wired News).
Oltre a New.NET, esistono anche ORSC, PacificRoot, NARSC , PacROOT, TINC ed altri ancora: ecco il rischio di "balcanizzazione della rete".

Pare chiaro a questo punto che per ora ICANN ricopra comunque un ruolo assolutamente preminente e centrale nel contesto della Rete, ed in specifico della gestione chiave del Sistema dei Nomi di Dominio (DNS). E' tuttavia auspicabile una presa di posizione più ufficiale, che manifesti l'indirizzo che ICANN intende tenere con i root alternativi, indipendentemente dal fatto che questi ultimi operino al di fuori del contesto di competenza di ICANN e indipendentemente dal numero reale di utenti di uno o dell'altro sistema.
La sostanziale autorevolezza di ICANN è un elemento necessario per il prosieguo dell'evoluzione nella gestione del DNS, soprattutto ove si considerino come principi fondamentali la stabilità della rete stessa e la non confondibilità nell'ambito di nomi di dominio. Anche prese di posizione forti, quindi, sarebbero accettabili ove risultino in una tutela appunto dei principi appena indicati.