La tavola rotonda del 9 giugno è stata organizzata in collaborazione con

          

Le relazioni - 35

Il forum continua, per capire chi è il Re

di Manlio Cammarata - 14.06.05
 

La formula funziona. Trentaquattro relazioni on line in un mese e ventisette interventi "in diretta" in poco più di tre ore: quante giornate di lavori sarebbero necessarie per ottenere questo risultato in un convegno tradizionale?
Ma i numeri servono solo a dare la dimensione dell'iniziativa, a dimostrare come la nostra materia sia ormai oggetto di attenzione non superficiale da parte dei giuristi e dei tecnologi. Quello che conta sono i contenuti e quello che segue è un resoconto molto sommario dei contenuti emersi da questo forum.

La tavola rotonda del 9 giugno ha messo in luce senza possibilità di equivoci lo stato pietoso in cui versano la legislazione italiana e il contesto internazionale in materia di tecnologie e di diritti. Ogni aspetto normativo della società dell'informazione è stato oggetto di critiche severe quanto documentate, con la sola eccezione di un discorso "istituzionale" all'apertura dei lavori.

Non è possibile riassumere in una pagina gli interventi che si sono succeduti nel corso dell'incontro. Nell'insieme c'è stato un approfondimento dei temi trattati nelle relazioni on line, favorito dal confronto diretto di opinioni generalmente concordi, ma di volta in volta puntate su aspetti diversi degli stessi problemi.
Brevi gli interventi: pochi hanno superato i dieci minuti in programma, alcuni si sono tenuti addirittura al di sotto dei cinque. Questo ha reso possibile un serrato "botta e risposta" che ha giovato alla chiarezza della discussione.

Si è parlato di diritti digitali e della negazione dei diritti degli utenti, dei monopoli e degli oligopoli nel campo dei mezzi di comunicazione e della distribuzione dei contenuti, di tutela dei dati personali, di documenti informatici, processo telematico e posta certificata, di sicurezza, del futuro dei giovani di oggi di fronte a un mondo sempre più pervaso dagli strumenti tecnologici.

L'argomento che forse ha suscitato gli interventi più accesi (e sostanzialmente concordanti) è stato quello dei documenti informatici e del "processo telematico". Un magistrato (Buonomo) e tre avvocati (Monti, Neirotti e Ricchiuto) hanno letteralmente fatto a pezzi le nuovissime norme sul processo telematico (inserite nella conversione del decreto-legge sulla competitività), che non si conciliano con il codice di procedura civile, con il regolamento del 2001 e con il Codice dell'amministrazione digitale, oltre che con il regolamento sulla posta certificata. Un guazzabuglio di disposizioni la cui analisi ha portato alla conclusione che, in attesa di norme migliori, è meglio affidarsi alla carta... alla faccia della tanto conclamata innovazione.

L'attenzione per questi temi dimostra che i tempi sono ormai maturi per innovazioni concrete, non "di facciata",  e che il documento informatico (e tutti i suoi annessi, a partire dalle firme elettroniche e dalla posta certificata) sono strumenti da adottare con urgenza. Ma per farlo servono disposizioni chiare, che non si contraddicano tra loro e non contrastino con l'ordinamento generale. E soprattutto che tengano conto della realtà sulla quale incidono, oltre che dei vantaggi e dei limiti delle tecnologie.
"Il futuro del diritto", per riprendere il tema del forum, appare dunque assai confuso, se non si trova un sistema per cambiare il modo di fare le norme.

Un discorso a parte meritano gli aspetti che potremmo definire "di sistema", dalla situazione dei monopoli-oligopoli e dei loro perversi intrecci nei campi del controllo delle reti di trasmissione, della distribuzione dei contenuti e della gestione dei "diritti digitali", che comprimono oltre ogni limite tollerabile i diritti dei cittadini. Mentre i giovani non vengono preparati né a capire il mondo in cui dovranno vivere, né a usare consapevolmente gli strumenti che il progresso mette e metterà a loro disposizione, né i diritti e i doveri che avranno come cittadini della società dell'informazione.
Mettendo insieme gli interventi di Nuti, Palmieri e Pillon si ricava un quadro inquietante dei "diritti del futuro", chiudendo su una nota di pessimismo anche la seconda parte del tema iniziale.

Ora non resta che continuare a lavorare, a discutere, a confrontarci sui temi la cui importanza è ormai chiara a tutti. L'avvocato De Giovanni, capo dell'ufficio legislativo del ministro Stanca, ha concluso il suo onesto e poco istituzionale intervento con la richiesta di un contributo per migliorare le norme, in particolare nell'ottica della revisione del Codice dell'amministrazione digitale.
L'invito deve essere accolto. La comunità di esperti che si è formata in dieci anni intorno alla nostra testata non può restare indifferente di fronte all'urgenza di rimettere in sesto le fondamenta del sistema che dovrà regolare gli aspetti giuridici dell'uso delle tecnologie.

Non è tutto. Durante la tavola rotonda qualcuno ha ricordato come in alcuni casi il legislatore e la magistratura abbiano tenuto conto delle opinioni sostenute da InterLex. Hanno citato in particolare le correzioni alle norme sul valore probatorio dei documenti informatici e, in tempi che sembrano lontani, le interpretazioni del famigerato decreto legislativo 103/95, che è stato causa di tanti grattacapi per gli internet provider.
Altri problemi, però, sono da troppo tempo in attesa di soluzione. Uno fra tutti: il diritto dei cittadini di conoscere le norme vigenti attraverso gli strumenti che la tecnologia rende disponibili a costi irrisori.

Per questo il nostro forum non si chiude con la tavola rotonda del 9 giugno. Continua su queste pagine e, quando sarà possibile, con altri incontri "fisici".  Come è continuato quello di dieci anni fa, fino a generare questa rivista e questa discussione sui temi di oggi e di domani. Una linea di continuità che cercheremo di portare avanti fino in fondo, convinti come siamo che discutere del diritto sia l'unica strada possibile per difendere i diritti. I diritti di ogni cittadino dalle pretese di chi oggi sta prendendo il posto dei re e dei tiranni di secoli addietro.

Perché forse, tra le tante domande che sono state poste in questo intensissimo mese di riflessioni, una richiede più attenzione delle altre: chi è il Re?

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