Sei mesi orsono a Madrid, nel corso del "The
International Summit on Democracy, Terrorism and Security", alcuni nomi
celebri del mondo di Internet hanno elaborato, durante una sessione di studio
dedicata al rapporto tra gli attacchi terroristici e Internet, un interessante
documento, denominato "The infrastructure of
Democracy - Strengthening the open Internet for a safer world", che
dimostra la volontà, da parte di molti, di adottare un approccio diverso nei
confronti delle minacce terroristiche e della sicurezza in generale.
La possiamo considerare, questa, una prospettiva diversa in un periodo storico
dove il legislatore crede fermamente nella equazione "maggior controllo =
maggior chiusura" (e ne è prova il recente "pacchetto" anti-terrorismo).
La dichiarazione di Madrid muove, invece, da un'interpretazione
completamente aperta: i redattori di questo "programma" credono fermamente
che un rafforzamento dell'apertura di Internet e dei suoi contenuti possa
essere un modo idoneo - ma, soprattutto, l'unico modo realmente rispettoso
del mezzo tecnologico - per combattere i movimenti terroristi e, in generale,
per garantire maggiore sicurezza.
Il lettore nota immediatamente, all'atto dell'analisi del documento, uno
spirito profondo di "rispetto della tecnologia" che alimenta il pensiero dei
redattori: sono tutti fermamente convinti che una reale comprensione del mezzo
tecnologico porterebbe il legislatore ad adottare soluzioni di maggior apertura,
e non di chiusura o di controllo.
Il documento in oggetto si apre con l'evidenziazione dei punti di contatto
tra Internet e il concetto di società democratica: Internet ha creato, si legge
nel documento, le vere e proprie fondamenta dell'attuale, e futura, società
democratica, soprattutto per il fatto che i valori alla base dei due "fenomeni"
sono gli stessi.
L'essenza di Internet è l'apertura. L'apertura porta a partecipazione
diffusa, a possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero e di
comunicare oltre i confini e le barriere. Ma non solo: Internet permette di
avvicinare e di unire, in un grande e fruttuoso dibattito globale, culture e
individui con idee dissonanti.
Soprattutto, Internet può far circolare nuove idee e nuovi punti di vista sino
a raggiungere coloro che sono isolati, e che possono essere stimolati ad azioni
di violenza civile o politica.
La seconda parte del documento affronta, invece, il problema degli effetti
benefici della decentralizzazione: i sistemi decentralizzati possono essere il
mezzo ideale per combattere pericoli, quali il terrorismo, che si basano su reti
e cellule altamente distribuite.
Vi è la convinzione, da parte dei creatori di questa dichiarazione, che uno
sforzo proveniente da "un centro" non potrà mai combattere efficacemente il
fenomeno terroristico.
Inoltre, il terrorismo è essenzialmente un problema che riguarda tutti i
cittadini come "individui", e Internet è stata proprio pensata per
connettere tutti quanti: una sorta di "cittadinanza elettronica globale"
(inteso come network che possa collegare tutti i cittadini) sembra essere il
modo migliore per difendersi dalla propaganda terroristica.
I partecipanti alla conferenza in questione hanno ricordato, ad esempio, i
tragici giorni post-attentato di Madrid, quando vi fu una reazione efficace e
rapida grazie anche al fatto che i cittadini si organizzarono usando tutto il
potenziale di Internet.
Il terzo punto della dichiarazione è quello cardine: la miglior risposta ad
azioni che si basano su un abuso dell'apertura garantita dalle nuove
tecnologie è quella di garantire ancora maggiore apertura. Gli ambienti aperti
e trasparenti sono molto più sicuri degli ambienti chiusi, e il connettere, in
un ambiente aperto come Internet, milioni di persone anche con idee divergenti,
combatte quella divisione che le organizzazioni terroristiche cercano, invece,
di ottenere.
Il timore, in conclusione, non è quello che il terrorismo possa distruggere
Internet. Il timore è quello che un'azione di legislazione, in risposta alle
azioni e minacce terroristiche, che prenda di mira Internet possa causare seri
danni all'infrastruttura telematica.
Purtroppo, in molti casi, i nostri politici sembrano non essere consapevoli,
dolosamente o colposamente, che modifiche normative ai principi cardine di
Internet devono essere portate con estrema cautela, almeno per due motivi.
Il primo motivo è che si rischia di annullare tutti quei principi che hanno
fatto di Internet un successo per la democrazia (si pensi alla possibilità dell'anonimato
o alla libertà di manifestazione del pensiero).
Il secondo motivo è che si interverrebbe su un mezzo che, invece, sembra
proprio essere pensato per aiutare a combattere il terrorismo; è quindi
necessario investire sulla Rete, "difenderla" e renderla sempre più aperta,
robusta e efficiente.
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