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 Attualità

Dall'Italia alla Rete, problemi di "governo"
di Manlio Cammarata - 13.07.2000

Il nostro Paese è finalmente salito sul treno in corsa della società dell'informazione e della new economy? Le ultime iniziative del Governo, delle quali abbiamo parlato nei numeri precedenti, possono suggerire una risposta affermativa, sia pure con la cautela che viene dalle esperienze del recente passato. Ma ci sono anche segnali negativi, che sollevano dubbi e perplessità.
Segnali che ci spingono a chiederci se l'improvvisa "scoperta" dell'internet da parte degli italiani e dei loro governanti abbia basi solide, o se i grandi progetti delle ultime settimane non porteranno alla costruzione di cattedrali nel deserto.

Lo spunto del discorso, uno fra i tanti, viene da due titoli della prima pagina di questo numero di InterLex: uno è l'appello della Società Internet  per lo scarso numero di italiani che si sono iscritti alla "assemblea di base" della ICANN, l'organismo che dovrebbe mettere ordine e sviluppare il sistema globale dei nomi a dominio, l'altro riguarda il documento dell'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione sull'interoperabilità dei certificatori. Due notizie apparentemente non collegate, che però rappresentano con grande evidenza due aspetti opposti dello sviluppo della società dell'informazione in Italia. Vediamo perché.

Il documento dell'AIPA è un testo tecnico che dovrebbe interessare un numero esiguo di lettori. Tuttavia costituisce un passaggio essenziale per l'avvio effettivo della firma digitale, perché stabilisce regole comuni che consentiranno a chiunque di verificare un certificato, indipendentemente dal certificatore presso il quale sarà iscritto. Si legge nel documento:
"Questo risultato rappresenta una "primizia" in campo internazionale e dimostra in modo concreto che su questo argomento l'Italia è e rimane all'avanguardia rispetto agli altri paesi e che può fornire un contributo significativo a livello internazionale al processo di standardizzazione in atto presso le sedi competenti".
Di fatto nel nostro Paese è stato risolto un problema che a livello internazionale è ancora in alto mare, ed è probabile che in ambito europeo, e forse mondiale, la soluzione italiana della "busta elettronica" costituisca la base per la definizione dei futuri standard.

Si conferma così la lungimiranza del legislatore italiano nell'adozione delle tecnologie dell'informazione in ambito legale e amministrativo. Come abbiamo scritto più di una volta, il documento informatico "valido e rilevante a tutti gli effetti di legge" è il pilastro destinato a sostenere l'intero sistema dell'e-government, avviato da alcuni anni, ma solo ora definito nei suoi aspetti sistematici dal Piano d'azione recentemente presentato dal Governo.
A parte la reale fattibilità di alcune iniziative nei tempi previsti, il Piano non è un esercizio di futurologia, perché molti aspetti sono già operativi e per altri si sta provvedendo anche con le opportune disposizioni legislative. Tanto per fare un esempio, nella "Bassanini quater", approvata lo scorso 6 luglio dal Senato, c'è una norma che dice: "Le amministrazioni sono tenute ad adottare le misure organizzative volte ad agevolare il rapporto con gli utenti ed a consentire in particolare l'invio di istanze e documenti per via telematica, per posta o per fax, nonché, ove possibile, a fornire informazioni, a consentire prenotazioni anche per via telematica o telefonica...".

La pubblica amministrazione si prepara a funzionare in rete e sono molte le innovazioni già a disposizione di tutti i cittadini. Per esempio, le interminabili code presso gli sportelli dell'ACI per pagare la tassa sull'automobile sono un ricordo: si paga per via telematica dal tabaccaio, presto si potrà fare anche da casa, via internet. E via internet si può inviare la denuncia dei redditi, mentre gli uffici postali si stanno trasformando in terminali telematici anche per la pubblica amministrazione. Si profilano alcune situazioni in cui lo "sportello" non esisterà più, come nel caso delle Camere di commercio, che presto dovrebbero imporre alle aziende l'invio di documenti e lo scambio di informazioni esclusivamente in rete.
Ancora, spariscono i certificati e presto sparirà anche l'autocertificazione, perché la rete unitaria della pubblica amministrazione consentirà l'interscambio dei documenti tra gli uffici. Un'altra novità della "Bassanini quater" è la possibilità di eliminare anche i certificati da presentare ai privati, che per questo potranno collegarsi alla RUPA. E non dobbiamo dimenticare quanti vantaggi per i cittadini saranno possibili grazie alla carta d'identità elettronica.

Dunque l'introduzione delle tecnologie nel sistema-paese va avanti ed è realistico immaginare che tra pochi anni - forse non pochissimi - l'intera pubblica amministrazione sarà veramente al servizio del cittadino nel modo più semplice e immediato. Ci sono casi in cui stupisce la velocità con la quale i progetti vengono avviati: è il caso dell'iniziativa "Skillpass" per la formazione degli operatori delle tecnologie dell'informazione, che marcia già a pieno regime, pur essendo stata annunciata poche settimane fa.
Tutto bene, dunque?

Andiamo a vedere la prima notizia citata in apertura: a pochi giorni dal termine del 31 luglio sono troppo pochi gli italiani che si sono iscritti alla At Large Membership della ICANN: centocinquantasette, contro più di cinquemila tedeschi (vedi Un esperimento di democrazia elettronica globale). Un dato preoccupante, perché significa che ai nostri "internauti" del governo dell'internet importa poco o nulla. Per valutare la cifra si rifletta sul particolare che non si tratta di distinguere tra chi l'internet "ce l'ha" e chi non ce l'ha, ma è un fatto che riguarda proprio quelli che la Rete in qualche modo la conoscono, la usano, ne parlano. In parte dipende dalla scarsa pubblicità che la sezione italiana dell'Internet Society ha dato alla notizia, ma è anche un aspetto di quello che abbiamo sempre indicato come "analfabetismo tecnologico". La conoscenza delle tecnologie e la consapevolezza dei loro aspetti più importanti restano patrimonio di pochi adepti, che non sanno diffondere la cultura della Rete.

Il risultato è che il nostro Paese sarà assai poco rappresentato nelle decisioni che saranno prese per il futuro dell'internet, decisioni che però ci riguarderanno direttamente e che potrebbero non essere sempre opportune per i nostri interessi.
Paghiamo quindi il ritardo nell'introduzione delle tecnologie, paghiamo l'ignoranza e l'ignavia dei governanti, che hanno deciso di saltare all'ultimo minuto sul treno dell'innovazione e ora si producono in salti acrobatici per guadagnare terreno.
Così si verifica una strana situazione: siamo all'avanguardia in alcuni progetti di grande importanza, ma siamo in ritardo per l'uso quotidiano, familiare o professionale, delle tecnologie dell'informazione. C'è una distanza eccessiva tra i progetti e il contesto nel quale dovrebbero essere realizzati.

La previsione legislativa di "agevolare il rapporto con gli utenti ed a consentire in particolare l'invio di istanze e documenti per via telematica, per posta o per fax , nonché, ove possibile, a fornire informazioni, a consentire prenotazioni anche per via telematica o telefonica" ricorda troppo da vicino quella dell'articolo 22 del DPR 513/97: "Entro il 31 dicembre 1998 le pubbliche amministrazioni provvedono a definire e a rendere disponibili per via telematica moduli e formulari elettronici validi ad ogni effetto di legge per l'interscambio dei dati nell'ambito della rete unitaria e con i soggetti privati". Una disposizione subito sepolta dalla burocrazia, con la scusa che non c'erano abbastanza italiani in grado di collegarsi agli inutili siti pubblici. Non c'erano o non ci sono?
A vedere il numero di "internauti" che si sono iscritti al At Large Membership della ICANN il dubbio è legittimo.

Non illudiamoci quando leggiamo le statistiche dei PC venduti negli ultimi mesi e degli italiani "connessi", percentuali e numeri che sembrano presi dal diario del Barone di Münchhausen: troppi modem "compresi nel prezzo" non sono stati ancora collegati alla presa del telefono.