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 Attualità

Gli USA contro Microsoft: botta e risposta
di Gerardo D. M. Greco* - 22.01.98

22 gennaio - E venne anche la seconda udienza fissata dal giudice Thomas Penfield Jackson per discutere dell'inosservanza da parte di Microsoft di un suo ordine risalente all'11 dicembre scorso. Si tratta di uno dei passaggi della più vasta causa intentata dal Dipartimento di Giustizia statunitense (DOJ) contro la software house per pratiche monopolistiche.
Il giudice, stante la necessità di approfondire la conoscenza degli aspetti tecnologici e legali del caso, aveva deciso a dicembre di chiedere una consulenza ad un esperto legale, Lawrence Lessing, uno special master professore all'Università di Harvard.
Nel frattempo, stante anche il pericolo che la situazione potesse evolversi rapidamente, rafforzando la possibilità per Microsoft di aumentare la propria rilevanza nel mercato dei programmi per navigare su Internet attraverso alcune particolari pratiche commerciali oggetto del processo, il giudice aveva anche ordinato provvisoriamente che Microsoft sospendesse la vendita del sistema operativo in proposte commerciali integrate che comprendessero anche il programma per navigare sulla rete, Internet Explorer. In sostanza che sospendesse di inserire il programma Internet Explorer come condizione per poter acquisire la licenza sul sistema operativo Windows 95.

Separare il programma dal sistema operativo per il giudice e per il governo statunitense. Per Microsoft si tratta invece di separare due cose ormai profondamente integrate fra di loro, praticamente inseparabili, con il rischio, in caso contrario, di finire per danneggiare il sistema operativo stesso.
La strategia di Microsoft in questa istanza è stata quella di far notare che l'ordine del giudice era posto male e quindi di lasciare ai produttori di PC tre opzioni: il sistema operativo odierno insieme al browser così com'è oggi, oppure lasciare che i costruttori eliminino il programma da soli, mettendo a rischio, secondo Microsoft, il buon funzionamento del sistema operativo o, in alternativa, una meno aggiornata versione di Windows 95 con alcune modifiche, senza browser.

Il 14 gennaio Philip Malone, l'avvocato del Ministero, con una serie di domande è riuscito a far dichiarare a David Cole, Vice Presidente di Microsoft con la responsabilità dello sviluppo del sistema operativo Windows 95 e del programma Internet Explorer, che nei giorni successivi all'ordine dell'11 dicembre Cole si era incontrato più volte con gli avvocati della società insieme ai top manager e al CEO Bill Gates per discutere sul da farsi. In queste sedi era quindi stato deciso di adottare le tre opzioni di cui sopra.
Il giudice era intervenuto a questo proposito: "Era assolutamente chiaro per voi che io avessi emesso un ordine che vi richiedesse di mettere in distribuzione un prodotto non funzionante. E' questo che mi sta dicendo?".
"In inglese letterale, si. Abbiamo obbedito a quell'ordine. Non ero nella posizione di prendere in considerazione le conseguenze di questa cosa", aveva risposto Cole.

In pratica Microsoft ha insistito sulla linea secondo la quale il governo e anche il giudice hanno una limitata comprensione del rapporto tra il sistema operativo e il programma di navigazione su Internet. Ciò, sempre secondo Microsoft, si evince dall'accusa del governo e dall'ordine del giudice.
Lo stesso giorno il giudice ha anche rigettato la richiesta di ricusazione dell'esperto professor Lessig fatta da Microsoft alcune settimane prima. Secondo Microsoft il professore di Harvard avrebbe incluso in un messaggio inviato ad un dirigente di Netscape, concorrente di Microsoft nel mercato dei browser di Internet, un'espressione del tipo "vendere l'anima al diavolo" facendo riferimento al fatto che aveva dovuto installare il programma Internet Explorer di Microsoft. Il professore, sempre secondo Microsoft, avrebbe usato alcune espressioni durante un convegno e su una sua pubblicazione che avrebbero escluso l'imparzialità necessaria per quella funzione nel processo.
Il giudice Jacson ha risposto in maniera molto netta a questa richiesta, affermando che le accuse di Microsoft sono triviali e diffamatorie, tali da meritare sanzioni se espresse sotto giuramento davanti alla corte.

Lo stesso professor Lessig ha spiegato che l'espressione usata nel messaggio citato da Microsoft era stata completamente allontanata dal contesto in cui era stata espressa. In realtà, secondo il professore, voleva essere il titolo di una canzone di Jill Sobule usato come un'anticipazione alla presa in giro che sicuramente sarebbe venuta dal dirigente di Netscape.
Microsoft aveva anche protestato per il fatto che venissero dati troppi poteri ad un privato cittadino, il professor Lessig, all'interno di una causa. La risposta del giudice è stata di non aver mai esteso, tra i poteri dello special master, alcuna delega in materia di fatto o di diritto.

Sabato 17 gennaio Microsoft ha comunque fatto appello ad una corte federale circa la nomina di Lessig come special master per la causa in corso con il compito di valutare aspetti tecnici. Ma l'appello di Microsoft fa riferimento non tanto alla presunta mancanza di imparzialità del professore, quanto piuttosto al diritto sancito dalla costituzione di vedere discusso il proprio caso, nella propria interezza, davanti ad un giudice federale. Nell'appello Microsoft afferma appunto che la decisione del giudice Jackson di non rimuovere Lessig dal caso come richiesto, "di fatto delega quella responsabilità ad un privato cittadino, ed è quindi incompatibile con i principi fondamentali della giurisprudenza Americana".
Nel frattempo il professor Lessig ha già iniziato a lavorare su alcune problematiche tecniche relative al caso.

Ricordiamo che Microsoft ha fatto appello all'ordine provvisorio del giudice Jackson. In questo caso il giudice Jackson potrebbe anche decidere contro Microsoft a conclusione dell'incidente riguardo il contempt of court, riconoscendo una violazione del suo ordine, ma la decisione finale della corte di appello federale potrebbe capovolgere la situazione, compresa l'eventuale multa di 1 milione di dollari al giorno chiesta dal governo.

Infine lunedi 19 Microsoft e il Department of Justice hanno depositato le rispettive memorie per il giudice Jackson. Il governo insiste che Microsoft, non servendosi del programma di utility presente in Windows 95 per disinstallare le applicazioni come forma di risposta alla richiesta del giudice, ha oltrepassato l'ordine ed è venuta fuori con un "risultato senza senso" che deve essere considerato come contempt of court, mancato rispetto di un ordine della corte, quasi come un oltraggio. Secondo il governo, prima di proporre le tre opzioni considerate irrispettose dell'ordine del giudice, Microsoft, se in dubbio, avrebbe dovuto rivolgersi al giudice e chiedere chiarimenti. Invece ha solo fatto appello davanti ad una corte federale. Ancora secondo il governo, escludendo le opzioni che danneggiano il sistema operativo o offrono una versione vecchia dello stesso, ai fini pratici Microsoft continua a proporre Windows 95 insieme a Internet Explorer, violando così l'ordine della corte.
Nella sua memoria Microsoft afferma di aver invece obbedito all'ordine del giudice, anche con le tre opzioni, avendo in passato fatto notare che la separazione tra sistema operativo e programma in questione avrebbe danneggiato il sistema operativo, rendendo malfunzionante un PC. Microsoft aggiunge che l'esperto del governo non è stato in grado di identificare una lista di files da rimuovere che la società avrebbe potuto comunicare ai costruttori di PC come ulteriore forma di obbedienza verso l'ordine del giudice.

I prossimi appuntamenti di questa vicenda prevedono un'udienza oggi, 22 gennaio, per gli ultimi brevi interventi orali, ma il giudice Jackson non ha fissato date per l'eventuale decisione in materia di "contempt of court" e di connessa multa da un milione di dollari al giorno. Per marzo è attesa invece una causa accelerata davanti alla corte di appello federale per decidere sull'appello di Microsoft contro l'ordine provvisorio del giudice Jackson di separare sistema operativo da browser. Non è ancora stata fissata una data per l'appello federale di Microsoft contro la decisione del giudice Jackson di non rimuovere lo special master professor Lessig.

* Avvocato e consulente di direzione