Alcune domande ingenue a
proposito di tariffe
di Giancarlo Livraghi*
- 27.07.99
Ci sono enormi interessi in gioco (non solo
economici) nel campo delle telecomunicazioni, e ora hanno nel mirino anche l'internet.
Le manovre abbondano, scarseggiano la chiarezza e la trasparenza.
Dopo che ALCEI ha denunciato
alcuni aspetti discutibili della recente proposta di Infostrada per l'accesso
all'internet (apparentemente "gratuito" ma tutt'altro che
"libero") e dopo che il tema è stato ripreso
su InterLex si è scatenata la protesta
dei "piccoli provider". Che meritano, secondo me, attenzione e
simpatia - e credo siano riusciti a farsi ascoltare dalle autorità politiche
e normative. Ma, come spesso accade in questi casi, pongono il problema in una
prospettiva un po' troppo ristretta. Qui non si tratta solo di capire se e
quali forme di "concorrenza sleale" sono in atto contro una categoria
di imprese, ma un po' più in generale come sia concepito il sistema dei
prezzi e delle tariffe e quanto sia organizzato in modo da favorire pochi grandi
interessi a scapito di quelli degli "utenti" - di telefonia come di
ogni altro servizio, compresa la rete.
Un articolo
apparso su la Repubblica il 21 giugno rivela alcuni dei
"retroscena" e dei conflitti fra i grandi operatori - non so con
quanta esattezza o attendibilità. Ma nonostante qualche occasionale
"rivelazione" il quadro rimane confuso, oscuro e poco comprensibile. E
che a guadagnarci sia il "consumatore" (come conclude, secondo me
superficialmente, quell'articolo) è tutt'altro che certo o evidente. Ci
sono parecchie domande rimaste, almeno finora, senza risposta. Per esempio
quelle che seguono.
- Perché in un sistema dove spesso i contratti
contengono "trappole" di varia specie, e dove da molti anni si
denunciano abusi, non è mai stata fatta chiarezza?
- Perché i "piccoli provider" si
svegliano solo ora, quando di operazioni sui prezzi di connessione di parla (non
solo in Italia) da parecchio tempo?
- Perché i "grandi provider" non
esprimono la loro opinione? Perché dopo il grido "emergenza
internet" lanciato nel novembre 1998
(con una denuncia
all'autorità antitrust di cui non si conosce l'esito) sembrano - per
quanto si può vedere pubblicamente - aver "deposto le armi"?
- Non so quanto credere ai "si dice", ma
mi sembra molto plausibile l'ipotesi che le offerte di Tiscali e Infostrada
siano solo le "prime mosse" di una partita che vedrà coinvolti anche
altri grandi operatori, compresa la Telecom. Non mi sembra pensabile che tutto
questo sia sfuggito alle autorità regolatrici. Perché su questo tema sono
così reticenti?
- Se le tariffe attuali consentono spazi di
manovra come questo, perché finora ci è stato fatto credere che le
"tariffe urbane" (e i costi fissi come il "canone") non
siano riducibili se non introducendo altri fattori che in un modo o nell'altro
ri-scaricano il costo sull'utente?
- Se ci sono spazi di manovra (in parole povere,
profitti eccessivi) nel sistema delle tariffe, perché prima di consentire
operazioni come queste non si è cercato di fare in modo che il beneficio
andasse direttamente agli utenti, sotto forma di prezzi più bassi per tutte le
prestazioni, e in particolare per la tariffa urbana e il canone - e anche prezzi
più bassi per le connessioni vendute ai provider che a loro volta potessero
offrire prezzi migliori, o migliore qualità, agli utenti?
- Se i progetti del governo e dell'authority per
la comunicazione parlano di "agevolazioni" tariffarie proprio per l'uso
dell'internet, come si può conciliare questa ipotesi con le operazioni di
"internet gratuito" che (a parte altri trucchi commerciali, compresa l'invasività
più o meno occulta e la compravendita di dati personali) si basano sulle
tariffe di interconnessione? Se ci sono alchimie finanziarie e tariffarie che
consentono di fare l'una e l'altra cosa, perché l'opinione pubblica non
ne è informata?
- È vero che è stato pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale un provvedimento che ripete la stessa forma di riduzione tariffaria
(solo per i "collegamenti lunghi") già messa in atto due anni fa,
ignorando tutte le critiche espresse contro quel sistema? È vero che nonostante
la pubblicazione della norma quel (discutibile) provvedimento non ha ancora
trovato applicazione pratica - e perché?
- È vero che si sono definite o consentite
formule tariffarie che privilegiano solo alcuni grandi operatori a scapito di
tutti gli altri? E perché ci si rende conto del problema solo in presenza di
una tardiva e un po' confusa reazione di alcuni "piccoli provider"?
- Se si consentono (di fatto si incoraggiano)
operazioni realizzabili solo da pochi, grandi e privilegiati operatori, si
stanno creando le premesse per una nuova situazione di oligopolio, fra l'altro
capace di condizionare (come ha sempre fatto) le scelte e le decisioni delle
autorità, a danno della libertà e della trasparenza del mercato e in ultima
analisi dei cittadini-utenti?
- Perché (come in tante altre cose) c'è una
costante mancanza di chiarezza e di trasparenza e le informazioni diffuse
contengono raramente (anzi quasi mai) una descrizione precisa e comprensibile
della realtà?
Temo che queste domande rimangano, ancora una
volta, senza risposta. Lasciandoci la sgradevole percezione di essere, ancora
una volta, presi in giro; con la solita distratta e complice connivenza dei
"grandi mezzi di informazione".
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