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Protezione dei dati personali

Il nuovo processo esecutivo: rischi per la privacy

di Paolo Ricchiuto* - 22.05.06

 
"Codice in materia di protezione dei dati personali": quando è stato pubblicato il DLgv 196/03, i commentatori più avveduti hanno giustamente posto l'accento sulla scelta del legislatore di inserire già nel titolo un riferimento esplicito al tema della sicurezza.
Nella distorsione operativa quotidiana il messaggio si è tradotto nell'incubo da DPS e da misura minima, in un florilegio di "esperti" del settore capaci di spingere i possessori di Windows 98 all'autoflagellazione, in un clima da dagli all'untore degno di un romanzo di appendice.

Sono così passate sotto silenzio una serie infinita di continue e spaventose violazioni non già di disposizioni di legge, ma di basilari principi di semplice buon senso, perpetrate soprattutto in ambito pubblico (vedi, fra l'altro, Avvocati, tribunali e il maledetto 31 marzo).
E l'onda non stenta a fermarsi: anzi, tante, tantissime sono le nuove scogliere sulle quali le grandi petizioni di principio contenute nel codice rischiano di schiantarsi.

Una di queste (ritengo sia opportuno segnalarlo in via... preventiva) è rappresentata da una norma specifica e potenzialmente devastante: il nuovo testo dell'art. 492 del codice di procedura civile in materia di processo esecutivo (per gli amanti della numerologia: introdotto dal DL 35/05, convertito con modificazioni dalla legge 80/85, e successivamente modificato con la legge 263/05 e poi ancora dalla legge 52/06!).

Nel quadro dei nuovi super-poteri riconosciuti all'ufficiale giudiziario in sede di esecuzione di un pignoramento, l'art. 482 co. 7 c.p.c. nella formulazione vigente, dispone quanto segue:

In ogni caso l'Ufficiale Giudiziario, ai fini della ricerca delle cose e dei crediti da sottoporre ad esecuzione, quando non individua beni utilmente pignorabili oppure le cose ed i crediti indicati dal debitore appaiono insufficienti a soddisfare il creditore procedente, rivolge richiesta ai soggetti gestori dell'anagrafe tributaria e di altre banche dati pubbliche. La richiesta, eventualmente riguardante più soggetti nei cui confronti procedere a pignoramento, deve indicare distintamente le complete generalità di ciascuno, nonchè quelle dei creditori istanti".

Proviamo ad immaginare il meccanismo applicato nei grandi tribunali di questo malandato Paese: gli ufficiali giudiziari, travolti giornalmente da migliaia di pratiche, potranno compilare un modulino da inviare all'anagrafe tributaria chiedendo di sapere vita, morte e miracoli del debitore. Fin qui, tutto sommato, niente di scandaloso (anche se sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il Garante).
Quello che terrorizza, è il pensiero delle modalità con le quali quelle delicatissime informazioni, una volta fornite dall'anagrafe tributaria, saranno conservate.

Mi sembra di vederlo (e chi abbia mai frequentato i locali dove operano gli ufficiali giudiziari sa di cosa parlo): un faldone pieno zeppo di notizie su conti correnti, azioni, titoli, crediti, beni, posseduti da un gruppo di malcapitati debitori (la richiesta, eventualmente riguardante più soggetti...) . Una miniera d'oro di informazioni.

Sapranno, i responsabili degli uffici, adottare tutte le misure necessarie ad evitare il rischio di "accesso non autorizzato" a quei dati?? Siamo sicuri che esista una consapevolezza, in tali ambiti, su cosa sia la normativa sulla privacy, come vada gestita, chi sia il destinatario di determinate prescrizioni? Diciamola tutta: siamo certi che anche una percentuale minima di uffici giudiziari sia anche parzialmente attrezzata per poter adottare un assetto di misure di sicurezza non dico minime, ma almeno decenti? La risposta agli "esperti" !

Quello che non si può far finta di ignorare, è che nel quadro macroecomico nel quale ci troviamo a galleggiare (e visti i dati sull'incontrollato indebitamento di centinaia di migliaia di persone spinte dal fenomeno del credito al consumo a superare di molto le proprie possibilità di spesa), il numero di procedure esecutive è già in enorme crescita, e negli anni a venire è destinato ad esplodere.
Quel faldone, allora, rischia di trasformarsi in una sorta di mega-banca-dati, ciò che rende ineludibile l'immediata adozione di una qualche iniziativa che limiti i danni derivabili da una gestione troppo... allegra di norme come quella esaminata.

Chissà, magari dando vita ad una "pianificazione degli interventi formativi", (come recita la sezione VI dello schema di DPS pubblicizzato dal Garante...), interventi che, se sono necessari per la segretaria di un medico di base, forse sarebbero opportuni anche per tanti dirigenti di cancelleria e consimili.

Intanto, solo una settimana fa, dai locali degli ufficiali giudiziari di una grande città (quegli stessi locali dove potrebbe esser già conservato il nostro famoso faldone) è stata asportata una montagna di denaro contante...
 

* Avvocato in Roma

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