Sul numero 305 di InterLex Manlio Cammarata riferisce e commenta circa
l'intervento ispettivo, da parte degli uffici del Garante, e il conseguente
blocco deciso dalle autorità comunali, di un sistema di videosorveglianza
installato presso l'obitorio di un cimitero toscano (vedi Videosorveglianza
all'obitorio: è "sproporzionata"). La motivazione che aveva
spinto i dirigenti di quel comune ad istallare nel comprensorio cimiteriale un
elevato numero di telecamere, dislocate anche nelle sale mortuarie e camuffate
alla vista dei frequentatori, è stato giustificato dalla necessità di
individuare i responsabili di casi di vilipendio delle salme che si erano
frequentemente verificati in quel cimitero.
Queste sinteticamente le notizie ricavabili dalla Newsletter del Garante da
cui Cammarata ha tratto le informazioni. Certamente, per poter giudicare con
maggior serenità un caso simile sarebbe necessario poter leggere i rapporti
predisposti dagli ispettori e parlare con loro, ma la sintesi delle informazioni
riportate lascia nella mente del lettore un senso di turbamento e fastidio:
turbamento perché si ricava l'amara constatazione che il rispetto verso il
prossimo, anche quello privato della vita, è finito in soffitta e per tentare
di garantirlo ancora ai defunti e ai loro familiari è necessario ricorrere alla
tecnologia; fastidio perché in una situazione come quella descritta, il Garante
sembra rimproverare ai titolari del trattamento la mancanza di adeguata
informativa ai visitatori, la camuffatura delle telecamere e la non
proporzionalità della misura.
Ma se la giustificazione di quell'impianto era quella riportata e cioè
intercettare gli autori di azioni tanto deprecabili, di cosa stanno parlando gli
uffici di quella autorità? Non posso credere che si sia arrivati a tanto in
quel collegio di autorevoli membri, con alcuni dei quali ho condiviso i primi
quattro anni di messa a punto della complessa normativa; sarebbe interessante
che il vertice del Garante spiegasse meglio tutta la storia: quando un sistema
di videosorveglianza è rivolto ad assicurare sicurezza alla società umana, gli
unici fattori a mio avviso indispensabili debbono essere la durata della
conservazione dei dati raccolti e la certezza che tali dati siano resi
accessibili ai soli servizi abilitati a garantire la sicurezza, siano essi le
forze dell'ordine o i servizi di sicurezza privata legalmente riconosciuti.
La videosorveglianza non può più essere considerata un tabù quando è
rivolta a garantire sicurezza e rispetto delle persone e delle cose. Cosa dirà
il Garante, se coinvolto, del recentissimo caso di quella portinaia che aveva
l'abitudine di sfregiare l'auto di un inquilino che forse non abbondava in mance
e negava qualsiasi addebito, anche di fronte all'evidenza di una registrazione
con telecamera fatta dall'inquilino stesso?
Il giudice di fronte al quale la signora (sic!) è stata convocata la ha
condannata: se il giudice fosse andato a scuola dal Garante avrebbe condannato
l'inquilino? A questo proposito, poiché il ricorso allo sfregio delle
carrozzeria sembra essere uno sport molto diffuso per affogare invidie, gelosie,
rancori, sarebbe il momento che i costruttori di auto, così come si usa negli
sport motoristici a beneficio degli spettatori televisivi, inserissero una o
più microtelecamere nelle auto di nuova produzione, in gradi di sorvegliare i
confini metallici del bene ed inquadrare quanti ad esso si avvicinano,
trasmettendo tutto ad un registratore detenuto dal proprietario. Oggi si può,
alla barba del Garante.
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